Vivere consapevolmente: dieci consigli utili!

Consapevolezza. Una parola tanto usata, ma la si utilizza nel modo giusto? Incontro molte persone fiere della loro conoscenza, dall’astronomia alla fisica, dalla politica alla filosofia, e così via. Consapevoli di quanto accade intorno a loro, eppure la maggior parte è inconsapevole di quanto accade nel loro mondo interiore. Spesso il naufragio della nostra vita personale è proporzionale a questa inconsapevolezza: rinnegare i bisogni, razionalizzare le emozioni, intellettualizzare i comportamenti e nel frattempo passare da una relazione insoddisfacente ad un’altra, oppure restare ancorati tutta una vita alla stessa senza fare nulla di pratico per migliorarla.

Non vivo consapevolmente se uso la mia consapevolezza per tutto, tranne che per capire me stesso.

La consapevolezza è il principale strumento di sopravvivenza: la capacità di essere consapevoli dell’ambiente in qualche forma, a qualche livello, e di agire conseguentemente. Siamo esseri per i quali la coscienza ( a livello concettuale) è un atto di volontà che implica la possibilità di cercare la consapevolezza o non cercarla (o evitarla), di cercare la verità o trascurarla (o evitarla), di darci un obiettivo o non darcelo. Abbiamo noi il potere di esercitare o distruggere il nostro benessere.

Se non portiamo un giusto livello di consapevolezza nelle nostre attività, se non viviamo con attenzione, il prezzo da pagare è una diminuzione del senso di efficacia e del rispetto di noi stessi.

Se viviamo nella nebbia mentale, come possiamo sentirci validi e competenti?

La forma di tradimento più semplice verso noi stessi è il non voler prendere atto delle cose che non vanno.

“So di non dare il meglio di me sul lavoro ma non ci voglio pensare”

“So che mangio troppo, ma…. “

“So che tra di noi le cose non vanno bene, ma prima o poi cambieranno”

 

Ogni volta che scegliamo tra pensare e non pensare, tra considerare con responsabilità la realtà o evaderla, stabiliamo che tipo di persona vogliamo essere.

Vivere consapevolmente significa assumersi la responsabilità: dal momento che sono responsabile della mia felicità, scelgo di essere consapevole e di farmi guidare dalla più chiara comprensione di cui sono capace. L’autostima è la reputazione che acquisiamo presso noi stessi.

Vivere consapevolmente vuol dire cercare di essere consci di tutto quello che riguarda le nostri azioni, obiettivi e valori –  al meglio delle nostre capacità, grandi o piccole che siano – e di comportarci in accordo con quello che vediamo e sappiamo. E’ agire su quello che si vede e si sa. Significa vivere nello stato mentale giusto per quello che stiamo facendo. Non dobbiamo per forza farci piacere quello che vediamo, ma riconosciamo che le cose sono come sono, e quelle che non sono non sono. I desideri, la paura, la negazione non alterano e non cambiano i fatti. Se un’affermazione è vera, il fatto che io la neghi non la renderà falsa.

Quando viviamo consapevolmente non confondiamo il soggettivo con l’oggettivo. Non crediamo che i nostri sentimenti siano una guida infallibile per giungere alla verità. Possiamo imparare dai nostri sentimenti ed essi possono anche attirare la nostra attenzione su certi fatti molto importanti, ma questo implica riflessione e una verifica della realtà, cioè l’intervento della ragione.

Vivere il momento presente: voglio essere nel momento presente, ma non intrappolato in esso. Solo questo equilibrio ci permetterà di attingere a tutte le nostre risorse. Non ritrarsi dalla realtà: cercare di continuo nuovi dati che potrebbero risultare utili.

Essere sensibili e attenti nel distinguere fatti, interpretazioni e emozioni. Dobbiamo porre attenzione a quello che percepiamo, l’interpretazione che ne diamo e i sentimenti che si risvegliano in noi. Queste sono tre cose separate. Se non facciamo distinzione tra esse, la prima cosa a soffrirne è la nostra attinenza alla realtà, la nostra efficacia. Paura e dolore devono essere visti come un invito non a chiudere gli occhi, ma ad aprirli ancora di più.

Preoccuparsi di vedere dove si è rispetto ai propri progetti o desideri.

“Cosa faccio io per raggiungere il mio obiettivo?”

“Quanta strada sto facendo per realizzare un mio progetto?”

“Sto monitorando le azioni che volgo ai miei obiettivi?”

Cercare il feedback dell’ambiente per regolare o correggere le proprie azioni se e dove necessario.

“Cosa faccio se trovo delle difficoltà sul mio percorso? Insisto o rinuncio?”

Tutti ci troviamo di fronte a questa alternativa nelle nostre relazioni personali. Se insistiamo nel nostro desiderio di essere efficaci, ma incontriamo una barriera insormontabile, possiamo prenderci un attimo di riposo e tentare un nuovo approccio, senza arrenderci alla disperazione e rassegnarci alla sconfitta. Al contrario, se rinunciamo, ci ritiriamo e diventiamo passivi, oppure fingiamo di tentare senza volerlo realmente: lo facciamo solo per fuggire al dolore e alla frustrazione che accompagnano i nostri sforzi.

Il mondo è di coloro che insistono.

Dobbiamo essere disponibili a riconoscere e correggere gli errori e le false credenze. Vivere consapevolmente significa riconoscere la realtà, non cercare a tutti i costi di avere ragione. Tutti ci sbagliamo qualche volta, ma se leghiamo la nostra autostima al fatto di essere infallibili, o se siamo eccessivamente legati alla nostre posizioni, rischiamo di restringere la nostra consapevolezza. Sentirsi umiliati nell’ammettere un errore è un sicuro segno di autostima difettosa.

Preoccuparci di capire ciò che sta accadendo dentro e fuori di noi. Vivere consapevolmente implica il desiderio di capire tutto il nostro contesto. A volte i nostri tentativi di autoesame arrivano però ad un punto morto che richiede, per essere superato, l’assistenza di una guida, uno psicoterapeuta.

“So esattamente cosa provo in un momento particolare?”

“Quali bisogni o azioni sto cercando di soddisfare?”

“So cosa cerco realmente dall’incontro con una persona in particolare?”

“Ho dato un senso alla mia vita?”

“Vivo una vita scelta liberamente da me o l’ho accettata acriticamente dagli altri?”

Vivere consapevolmente significa preoccuparsi di capire i valori che ci guidano e le loro radici, in modo da non essere mossi da valori adottati irrazionalmente o accettati in modo acritico dagli altri.

Vivere consapevolmente è tanto una pratica quanto un atteggiamento, un orientamento verso la vita. Lo si fa a volte di più, a volte di meno, ma in genere per tutta la vita. Nessuno vive del tutto inconsapevolmente. Tendiamo ad essere più consapevoli in alcuni ambiti della nostra vita piuttosto che in altri. Per sapere in quale ambito della nostra vita siamo meno consapevoli, basta guardare quello da cui ricaviamo meno soddisfazione, fare caso a dove stanno il dolore e le frustrazioni.

 

Quale ambito della tua vita è più insoddisfacente?

Cosa accadrebbe se tu fossi più consapevole?

Cosa faresti di diverso se fossi più consapevole sul lavoro (o nelle relazioni importanti della tua vita)?

Cosa saresti disposto a fare per sentirti più efficace nell’ambito della tua vita carente?

 

La pratica di vivere consapevolmente è il primo pilastro dell’autostima.

 

Dott.ssa Dominique D’Ambrosi

 

Riferimenti bibliografici:

I sei pilastri dell’autostima, N. Branden

 

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