” Saremo mossi dal respiro come il vento d’autunno solleva le foglie “ (Gregor Maehle)
Introduzione
Tutti noi sappiamo che “respirare” è l’atto che ci tiene in vita, mentre solo alcuni di noi hanno la consapevolezza del proprio respiro e di quanto la qualità dello stesso sia l’immagine di come siamo in un determinato momento. Nella disciplina dello Yoga, si dà grande spazio allo studio delle tecniche di respirazione e alla modalità con cui è possibile gestire e espandere il respiro, tanto che si parla di “Pranayama” termine formato da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama (lunghezza, controllo, espansione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro. Tale controllo si attua durante quattro fasi:
- inspirazione (puraka)
- pausa respiratoria dopo l’inspirazione (antara kumbhaka)
- espirazione (rechaka)
- pausa respiratoria dopo l’espirazione (bahya kumbhaka)
La pratica del Pranayama rafforza il sistema respiratorio, calma il sistema nervoso, la mente si libera e diventa un mezzo controllare i sensi, e predisporsi per Dhyāna (meditazione). Dunque, respirare non serve solo a portare ossigeno, espellere anidride carbonica, eliminare rifiuti, pompare il sangue nei tessuti di tutto il corpo! In molti testi della tradizione yogica, la durata della vita umana si misura in base al numero più o meno fisso di respirazioni che ognuno di noi ha a propria disposizione, e la lunghezza della vita dipende dal ritmo del respiro. Quanto più la respirazione è profonda, lenta, facile, più lunga è la vita.
Il respiro “Ujjayi” o “del Vittorioso”
Una delle tecniche di respirazione più diffuse tra gli studenti di Yoga, e al tempo stesso più sconosciute tra i non praticanti, è quella dell’Ujjayi Pranayama.
Ujjayi è una parola sanscrita composta da:
– ‘Ud‘, un prefisso che significa ‘muovere verso l’alto’ e
– ‘Jaya‘ che significa conquista, vittoria;
pertanto è solitamente tradotto con il termine ‘vittorioso‘ in quanto in questa tecnica i polmoni sono completamente espansi in tutte le direzioni, quindi il petto si espande e muove verso l’alto come quello di un guerriero vittorioso.
Questa tecnica di respirazione richiede una leggera contrazione della glottide, l’apertura superiore della laringe, chiudendola parzialmente con l’epiglottide, così come avviene naturalmente nella fase di deglutizione (Fig. 1). Facendo ciò mentre si inspira e si espira l’aria attraverso entrambe le narici, viene emesso un sibilo. Tale suono non deve essere forzato, ma udibile al praticante. E’ per questo che mentre lo si pratica, nella classe si ode un rumore di sottofondo… in alcuni casi possiamo scambiarlo con il sibilo del vento!
Fig. 1 – Contrazione della glottide durante Ujjayi Pranayama
E’ molto importante praticare il respiro Ujjayi insieme agli asana (posizioni), in quanto estendendo l’inspirazione, assumiamo più ossigeno che si traduce in una maggiore vitalità; estendendo l’espirazione, espelliamo più tossine. Ma il vantaggio maggiore consiste nel calore che si sviluppa quando contraiamo leggermente la glottide, e che rende il corpo più flessibile, preparandoci pertanto ad una pratica più sicura. L’aumento del calore corporeo favorisce anche una maggiore sudorazione, consentendoci così di espellere più tossine ed avere un corpo più sano.
Proviamolo insieme!
Di seguito si riassumono le fasi della tecnica Ujjayi Pranayama in modo da poterla sperimentare comodamente a casa.
- Mettiamoci seduti a gambe incrociate, schiena diritta, allunghiamo le bracce e posiamo il dorso delle mani sulle ginocchia, in modo che il palmo sia rivolto verso l’alto. Uniamo i polpastrelli di pollici e indici, lasciamo distese le altre dita. Occhi chiusi (Fig. 2)
- Prendiamo consapevolezza del nostro respiro naturale
- Abbassiamo la testa sul torace e poggiamo il mento sull’incavo esistente tra le clavicole e lo sterno (jalandhara bandha)
- Inspiriamo lentamente dalle narici, sentendo il passaggio di aria sull’attaccatura del palato in un leggero sibilo (sa)
- Riempiamo i polmoni e tratteniamo il respiro per 1-2 secondi
- Espiriamo lentamente dalle narici, sentendo il passaggio di aria sull’attaccatura del palato in un suono aspirato (ha)
- Svuotiamo i polmoni e attendiamo 1 secondo prima di iniziare un nuovo ciclo
E’ molto importante sentire la rumorosità della respirazione causata dall’ostruzione del flusso aereo a livello della glottide! Tra i numerosi benefici della tecnica si ricorda l’ossigenazione profonda dei polmoni, distensione dei nervi, inoltre è molto utile per allenare il controllo della glottide.
Fig. 2 – Postura durante la pratica di Ujjayi Pranayama
Per cui la prossima volta che siamo a lezione e ascoltiamo il rumore del respiro dei nostri compagno, immaginiamo di essere immersi in una folata di vento e lasciamoci cullare da questo suono meraviglioso! La nostra pratica Yoga assumerà un sapore completamente diverso e alla fine della lezione potremo anche sentirci… vittoriosi come non mai!
Bibliografia
- K.S. Iyengar, Teoria e pratica dello Yoga
- Andrè Van Lysebeth, Pranayama. La dinamica del respiro
Dott.ssa Loredana Pascarella-Insegnante di Yoga Specializzata in Yoga per Bambini & Bisogni Speciali