Purchè se ne parli: il caso Vitamina D

Come di una diva dello spettacolo. Sì, perché negli ultimi anni, la Vitamina D sta catturando l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo. La produzione di articoli scientifici ha toccato punte di 5000 lavori all’anno. Non si potrà certo riassumere tutto questo lavoro con un solo articolo, ma si proverà a fare un po’ di chiarezza.

Cos’è la Vitamina D?

Innanzi tutto la Vitamina D non è una vitamina, ma un ormone, perché ne ha le caratteristiche modalità di azione a distanza attraverso uno specifico recettore (Vitamin D Receptor, VDR) che si trova sugli organi bersaglio. A differenza della maggior parte degli ormoni, però, la Vitamina D sembra avere numerosi organi bersaglio, e quindi sembra in grado di condizionare, con la sua presenza ed assenza, il benessere di tutto l’organismo.

Come viene prodotta?

La principale fonte di produzione della Vitamina D è naturale. Il sole, alterando una sostanza grassa che si trova sulla cute, è in grado di dare il via alla sintesi della Vitamina D, che viene poi portata a termine dall’azione del rene e del fegato. Il sole, quindi, è il produttore principe di questo ormone, ma l’inclinazione dei suoi raggi rispetto alle nostre latitudini e la sempre minore predisposizione al lavoro all’aria aperta, non consentono alla popolazione generale di raggiungere adeguati  livelli nel circolo sanguigno. Per questo motivo le  nostre nonne di città prendevano l’olio di fegato di merluzzo durante la crescita, mentre le coetanee di campagna che passavano al sole metà dell’anno ne prendevano più raramente. I paesi anglosassoni e del Nord Europa, dove il sole è una rarità, addizionano la Vitamina D agli alimenti più consueti (latte, olio, etc.).

Ma perchè è così importante la Vitamina D?

Proprio perché non è una semplice vitamina, ma un ormone. Anche il SSN lo sa, e ha reso prescrivibile la Vitamina D, mentre le altre vitamine sono a pagamento. La centralità di questo elemento è data proprio dalla numerosità dei suoi organi bersaglio e quindi delle sue azioni. Recettori per la Vitamina D sono stati ritrovati sulle cellule ossee, sul rene, fegato, intestino, sulle cellule muscolari, sulle cellule del cervello, sulle cellule che presiedono alla difesa immunitaria.

Ecco spiegato l’interesse dei ricercatori per un “farmaco naturale”, utilizzato fin dall’800 per la cura della tubercolosi. In tutti i sanatori infatti, non mancava mai una terrazza per l’elioterapia, la cura del sole. Questo perché la Vitamina D è in grado di modulare la risposta immunitaria contro le infezioni. Non ci sono ancora studi che ne dimostrino l’efficacia, ma probabilmente avere dei bassi livelli di Vitamina D non aiuta a guarire dalle infezioni. Fioriscono gli studi che correlano bassi livelli di Vitamina D con incidenza di tumori, soprattutto a carico di mammella, colon e prostata. Ed anche sull’incidenza di malattie demielinizzanti come la Sclerosi Multipla o la sindrome depressiva. Numerosi ricercatori si sono interessati alla correlazione tra bassi livelli di Vitamina D e patologie cardio-vascolari come scompenso cardiaco ed infarto miocardico. Manca però anche per questi una parola definitiva. Maggiori certezze si sono registrate invece sulla correlazione tra forza muscolare, equilibrio, incidenza di cadute e livelli di Vitamina D.

E poi c’è tutto il capitolo della mineralizzazione ossea. La Vitamina D regola l’assorbimento di calcio dall’intestino, ed insieme ad altri elementi, come fosforo e magnesio, presiede al processo di mineralizzazione dell’osso, che rende il nostro scheletro una resistente struttura portante di tutto il nostro corpo. Livelli insufficienti di Vitamina D sono caratteristici dell’osteomalacia, se si stabiliscono durante lo sviluppo (infanzia-adolescenza) o dell’osteoporosi (fase post-menopausale o senile), entrambi malattie gravate da elevato rischio di fratture. Inoltre i livelli di Vitamina D si riducono drasticamente in corso di terapia corticosteroidea, nelle malattie croniche, negli anziani residenti in casa di cura.

Insomma, non ci sono dati definitivi sugli effetti benefici della Vitamina D sulla maggior parte delle malattie, eccezion fatta per quelle ossee in cui ci sono numerose evidenze, ma sembra acclarato che avere bassi livelli di Vitamina D non aiuta a vivere bene. Forse non è utile dosarla nella popolazione generale, ma prolungare l’esposizione al sole fino all’arrossamento cutaneo o rimpiazzarla nei casi di grave insufficienza (<10 ng/ml) o carenza (<30 ng/ml) probabilmente aiuta a vivere meglio.

Dr.ssa Enrica Nigro – Medico Internista

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