Esporre il bambino a più lingue: vantaggio o svantaggio? Smontiamo tutti i pregiudizi sul bilinguismo.

L’Italia è in continua evoluzione, soprattutto a livello multi – linguistico. Basta fare un giro nelle grandi metropoli per rendersi conto di quante culture, pensieri e lingue incontrano i nostri occhi e soprattutto le nostre orecchie. Suoni, ritmi e accenti così diversi dalla nostra lingua, che molto spesso ci dilettiamo ad imitarli. Basti pensare alla lingua cinese o il tedesco: quante volte abbiamo pensato “ che lingua difficile!!”

“Mio figlio a 2 anni conosce già i numeri in inglese, canta le canzoncine straniere e guarda il cartone animato di Masha e Orso in russo, devo preoccuparmi?”. Assolutamente no.

Valutiamo tutti i vantaggi del bilinguismo e sfatiamo qualche falso mito.

DUE LINGUE RICHIEDONO TROPPO SFORZO PER ESSERE APPRESE.

E’assolutamente errato pensare che esporre un bambino, sin dalla prima età, a più lingue crea confusione, determina un ritardo del linguaggio o va a limitare la fisiologica evoluzione dello sviluppo.

I bambini imparano qualsiasi lingua senza sforzo. Fin dai primi giorni di vita si parla di plasticità cerebrale; fenomeno in cui possiamo paragonare il nostro cervello ad una spugna che “assorbe” qualsiasi nuova informazione con notevole rapidità.

Il bilinguismo infantile è diverso dall’apprendimento di una nuova lingua da adulto. In quest’ultimo caso siamo dinanzi a un sistema di apprendimento linguistico ben consolidato da regole e etichette stabilite. Per questo andare a vivere all’estero in età adulta, fronteggiando una nuova realtà linguistica, determina più difficoltà, ma di certo non è una procedura impossibile. Il bambino, invece, è una “tabula rasa”, in quanto non ha ancora interiorizzato e rinforzato alcuna conoscenza di tipo sensoriale e linguistica, quindi avrà più flessibilità e capacità di adattamento all’esposizione e all’ascolto di più lingue.

 Paradossalmente prima si comincia, all’apprendimento di una seconda lingua, meglio è.

 I BAMBINI CHE PARLANO PIU’ LINGUE SONO DEI PICCOLI GENI.

E’ errato pensare che il bambino bilingue, per diventare tale, deve essere di base super intelligente o dotato cognitivamente di funzioni particolari. Di base tutti i bambini presentano la medesima capacità di apprendere una o più lingue straniere. Sicuramente il bilingue è un piccolo parlatore con una “marcia in più”, sia da un punto di vista neuro – fisiologico, andando a sviluppare una notevole flessibilità cognitiva e linguistica, legata alle diverse etichette lessicali di riferimento, sia da un punto di vista di capacità adattive nel contesto quotidiano, soprattutto quando dovrà adattare le sue scelte linguistiche a seconda della situazione culturale che fronteggia.

Pensate ad un bambino esposto a 3 lingue (italiano, inglese e francese). Dinanzi all’immagine di cane avrà la capacità di ragionare su tre etichette lessicali diverse per identificare l’animale (Cane, Dog, Chien). Sicuramente questa possibilità non ostacola, ma aiuta notevolmente il futuro poliglotta.

A SCUOLA IL BAMBINO BILINGUE AVRÀ UN RENDIMENTO SCOLASTICO BASSO

Assolutamente non vero.

Crescere con più di una lingua determina una serie di vantaggi linguistici e mentali; come già accennato, i bilingui possiedono due vocabolari per lo stesso oggetto e due modi di esprimere lo stesso concetto. Queste abilità comportano vantaggi nello sviluppo dell’apprendimento della lettura e scrittura, nella comprensione della lingua utilizzata a scuola e nell’apprendimento della terza o quarta lingua. Non a caso l’insegnamento dell’inglese è stato introdotto, a livello didattico, già a partire dalla scuola dell’infanzia (intorno ai 3 anni); così come,sono notevoli, i corsi di lingua straniera per bambini. Naturalmente non bisogna dimentica l’aspetto ludico e ricreativo nell’apprendimento di una o più lingue in età evolutiva. Un bambino motivato e divertito ad imparare, sarà un bambino che raggiungerà notevoli obiettivi con successo.

SE UNO DEI DUE GENITORI PARLA UNA LINGUA STRANIERA, IL BAMBINO PARLA MALE.

Un fenomeno sempre più diffuso è la presenza di genitori che parlano due lingue nella stessa casa, per via della diversa origine culturale e linguistica di entrambi.

Cosa fare in tal caso?

Ci sono due lingue in famiglia (il marito parla italiano e la mamma è madrelingua francese). Come comportarsi nei confronti del piccolo parlatore?

Semplicemente, sin dalla nascita del bambino, si parleranno entrambi le lingue in casa.

Il bambino non presenterà alcun problema con la lingua della nazione dove vive; anche perche sarà continuamente esposto alla lingua parlata, attraverso la televisione, l’ambiente scolastico, la comunità che frequenta. Un genitore straniero è una grande risorsa per il proprio figlio. Sarà compito suo motivare e rapportarsi al bambino, tranquillamente, utilizzando la lingua madre.

Insomma:  “Chi ben comincia, è a metà dell’opera”.

 

Dott.ssa Marianna Pisciotta – Logopedista

 

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