Le emozioni ai tempi del Coronavirus.

La parola Emozione deriva dal latino Emotus, che significa “portare fuori”, “muovere verso l’esterno”,e, di fatto, un’emozione è la reazione a un avvenimento e si manifesta in una serie di cambiamenti fisici e psichici che influenzano, a loro volta, il pensiero e il comportamento dell’individuo. Si vive un’esperienza, si genera un’emozione, si risponde all’emozione con l’azione. Come sappiamo la nostra mente ed il corpo si scambiano di continuo informazioni emozionali: ciò che il corpo sente è influenzato dalle emozioni e dai pensieri e ciò che pensiamo è influenzato da ciò che accade nel corpo.

A cosa servono le emozioni?

Le emozioni sono dei “vigili” che ci segnalano come stiamo e se stiamo raggiungendo gli obiettivi che ci siamo prefissati nella vita. Ci segnalano se stiamo passando una bella o brutta giornata, se siamo soddisfatti o se abbiamo bisogno di un cambiamento nella nostra vita, se stiamo bene o se siamo troppo in sovraccarico. In generale ci dicono come ci stanno andando le cose.
Tutte le emozioni sono quindi utili e, anzi, indispensabili da un punto di vista evolutivo: in un certo senso ci servono a sopravvivere. Senza emozioni non potremmo cavarcela. Per esempio, senza paura non ci fermeremmo al semaforo rosso; senza rabbia non ci difenderemmo qualora ci rubassero la macchina sotto il naso, senza la tristezza non riusciremmo a elaborare i lutti e le perdite della nostra vita e così via.

L’esperienza del coronavirus sul nostro sistema mente-corpo

Il coronavirus, essendo un nemico invisibile, ci fà sentire continuamente sotto minaccia.  Posti di fronte a una minaccia, infatti, ancora prima che la nostra coscienza possa rendersi conto di quello che sta succedendo, il nostro corpo si attiva per permetterci di difenderci: scappando, attaccando o congelandoci (immobilizzandosi come un pezzetto di ghiaccio), indipendentemente dal fatto che il pericolo percepito richieda veramente una di queste due reazioni . Il nostro sistema mente-corpo non fa nessuna distinzione tra una minaccia esterna (come una tigre) ed una minaccia interna (un pensiero, un emozione, un ricordo). Vengono trattate entrambe come minacce da eliminare, combattere o dalle quali fuggire. Questo genera in ognuno di noi forti reazioni fisiche e psicologiche.

Tra le reazioni fisiche possiamo avere tensioni muscolare, palpitazioni, ipertensione, indebolimento del sistema immunitario, disturbi digestivi, mal di testa, disturbi psicosomatici, ecc.

Quali rezioni emotive?
  • Paura: La paura, emozione primaria, è fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza: se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai rischi. Una limitata dose di paura e allerta sono necessarie, anzi fondamentali per potersi attivare senza perdere di lucidità. In questo caso, se non avessimo paura, non resteremmo in casa o non indosseremmo la mascherina ed i guanti per andare a fare la spesa.
  • Quando però la paura, supera la soglia funzionale e di adattamento, essa può diventare Panico con la sintomatologia tipica o Ansia  generalizzata, per cui un pericolo limitato e contenuto di contagio viene generalizzato percependo ogni situazione come rischiosa ed allarmante.
  • La Paura può prendere anche la forma dell’ipocondria, intesa come tendenza a eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute percependo ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione da Coronavirus. 
  • Alcuni possono negare la paura e le proprie emozioni, allontanando da essi il pensiero di un possibile contagio e sottovalutando così il rischio. Ad esempio, coloro che continuano ad uscire di casa pensando che a loro non potrò mai accadere.
  • Rabbia: Altra emozione primaria, è la rabbia, in quanto viviamo come non accettabile quello che ci sta accadendo. Possiamo provare frustrazione, insoddisfazione, intolleranza verso una data situazione o persona. Ci si sente privati della propria libertà di essere e di vivere. Anche il vivere 24/24 con le stesse persone può portare momenti di rabbia. Immaginiamo un figlio che non tollera più le continue riprese del genitore, o un genitore a stretto contatto con il caos dei figli. Lo stesso può valere anche per la coppia coniugale. Non sentitevi in colpa se qualche volta è accaduto, ma accettate la stanchezza, la frustrazione, l’intolleranza. Se è capitato, potete sempre rimediare, chiedendo scusa. Quando però si supera la soglia funzionale, la rabbia può trasformarsi in aggressività auto ed etero diretta, con annesso rischio di provocare danni a noi stessi e agli altri.
  • La rabbia può nascondere anche il senso di impotenza al quale si può reagire cercando di identificare un colpevole per tornare a percepire un livello di controllo su cosa fare, come e chi punire (ad esempio la rabbia ed il giudizio verso gli “untori”; ricerca compulsiva di informazioni in internet su teorie alternative che indicano “un colpevole”)
  • Tristezza: per essere soli, lontani dai nostri amici, dai nostri familiari, per aver visto la quotidianità sottratta in poco tempo. La tristezza, come senso di solitudine e di abbandono. A volte possiamo sentirci tanto tristi e ci viene da piangere. Bene facciamolo. Le lacrime sono terapeutiche in questo momento (leggi articolo sull’importanza delle lacrime). Anche in questo caso se supera la soglia, essa può diventare depressione, con mancanza di stimoli, di appetito, di concentrazione.
  • Il senso di colpa per essere sopravvissuto o per non avere riportato danni fisici e/o a cose (per esempio sentirsi in colpa nei confronti delle persone che hanno avuto casi positivi al Coronavirus in famiglia e non riuscire a capire il perchè; non riuscire a guardare negli occhi un altro cittadino perché ha perso la madre per il Coronavirus)
  • Disgusto: quando lo proviamo? Esso si attiva quando ci evitiamo, quando per strada cambiamo strada se incontriamo qualcuno, quando vediamo una persona senza mascherina o guanti. Se supera la soglia si può trasformare in paranoia, in paura che l’altro anche a distanza di metri possa contagiaci evitando così di uscire di casa.
E la felicità? Dobbiamo escluderla?

Come ci dice Papa Francesco: “In questi giorni difficili – ha detto in un’intervista rilasciata a Repubblica – possiamo ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine, una carezza ai nostri nonni, un bacio ai nostri bambini, alle persone che amiamo. Sono gesti importanti, decisivi. Se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati”.

Ed è proprio cosi. Alleniamo anche la felicità per poter creare quelle radici profonde e durature che fanno gestire al meglio anche situazioni difficili e complesse come quella attuale.

Sono sicura che state riscoprendo piccoli valori messi da parte dalla corsa frenetica della vita. E non è già questo felicità? Sono sicura che la maggior parte di voi, si sta divertendo in casa con la propria famiglia ad impastare il pane o la pizza, a riscoprire vecchi giochi, a condividere del tempo insieme. Come vi sentite dopo?

Alleniamoci a chiedere a noi stessi e agli altri “Come stai?” , e a prendere coscienza e consapevolezza delle nostre alleate, le emozioni.

Ora non ci resta che vivere ciò che possiamo, vivere tutti i momenti della nostra quotidianità, altrimenti avremmo la sensazione che stiamo solo sopravvivendo. Dobbiamo accettare le nostre emozioni senza identificarci con esse. Occuparci di esse , senza Pre-occuparcene. Dobbiamo accettare ciò che siamo, e noi siamo le nostre emozioni. Questa è l’essenza dell’essere umano.

Dott.ssa Dominique D’Ambrosi- Psicologa Psicoterapeuta

 

 

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