I termini allergie e intolleranze alimentari sono ancora oggi fortemente confusi e generano “disinformazione” e “preoccupazione” nella popolazione adulta che tende ad eliminare dalla dieta, il più delle volte in maniera errata, gli alimenti reputati “incriminati”.
Cerchiamo di fare chiarezza.
Le Allergie alimentari sono reazioni del sistema immunitario, nei confronti di specifiche proteine alimentari, di origine animale o vegetale, normalmente tollerate chiamate “allergeni”.
Al contrario delle allergie che sono mediate dal sistema immunitario, le intolleranze alimentari sono scatenate da una reazione non immunologica verso l’alimento.
Quest’ultime sono infatti più frequentemente determinate da carenze enzimatiche, meccanismi farmacologici o tossici. Sono dovute, ad esempio, a carenza di enzimi, che metabolizzano gli zuccheri del latte (intolleranza al lattosio); oppure nel caso dell’intolleranza al glutine, che definisce la malattia celiaca. In termini di gravità le intolleranze alimentari non sono in grado di determinare uno shock anafilattico.
Le allergie alimentari rappresentano una quota di preoccupazione tra la popolazione giovane adulta, tant’è vero che un quarto degli italiani crede di esserne affetto. In realtà sono rare, la vera percentuale si aggira intorno al 5% negli adulti e 5-10% nei bambini, in questi ultimi possono risolversi nel corso della vita.
Gli alimenti più frequentemente incriminati sono cereali, latte, uova, crostacei, arachidi, soia, frutta a guscio. A questi si aggiungono allergie a particolari proteine chiamate LTP (Non Specific Lipid Transfer Protein) contenute nella frutta, soprattutto nella buccia di pesche, mele, albicocche e ciliegie.
Quali sono i sintomi?
La sintomatologia può variare da lieve (nausea, vomito, diarrea, crampi intestinali) a moderata (orticaria, angioedema del viso e/o delle labbra, difficoltà respiratoria, pressione bassa) fino al ben più grave shock anafilattico. Raramente una vera e propria allergia alimentare causa solo disturbi gastrointestinali (meteorismo, crampi addominali, dispepsia) come si è soliti pensare.
Affinché possa essere effettuata una corretta diagnosi occorre affidarsi a figure specialistiche che in base alla storia clinica possono orientarsi nel confermare un’allergia alimentare o meno. I test diagnostici consistono nell’effettuare prove allergologiche (prick test) con estratti di allergeni alimentari oppure prick test in vivo (prick by prick), mettendo direttamente a contatto l’alimento con la cute del paziente e nella ricerca delle IgE specifiche (RAST) in vitro. Ad oggi grande aiuto viene fornito dalla diagnostica molecolare; tramite prelievo di sangue, si è in grado di risalire a precise componenti proteiche alle quali la persona è allergica. Ciò consente di effettuare una dieta di eliminazione dell’alimento responsabile e di monitorare il paziente nel tempo. É utile consigliare a pazienti con allergia alimentare di portare con sé antistaminici e cortisonici orali come terapia d’emergenza da utilizzare in caso del manifestarsi della sintomatologia prima di recarsi al Pronto Soccorso più vicino. Chi riceve diagnosi di allergia alimentare, infatti, ed ha avuto una reazione moderata-grave viene fornito di farmaco salvavita, l’adrenalina.
Dott.ssa Loredana Della Valle – Medico Specializzata in Immunologia Clinica e Allergologia