Anticorpi monoclonali anti COVID-19

Nei pazienti affetti da COVID-19 con sintomi lievi o moderati, con alto rischio di sviluppare una forma severa di malattia, è possibile ricorrere alla terapia con anticorpi monoclonali, entro massimo 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Ciò contribuisce alla riduzione dei sintomi e ad evitare il ricovero ospedaliero.

Ricordiamo che le terapie con anticorpi monoclonali sono sicure ed efficaci, diffuse in tutto l’ambito medico-scientifico, hanno rivoluzionato nel tempo, ad esempio, la cura di malattie gravi quali quelle oncologiche, immuno-reumatologiche, allergologiche cambiandone l’evoluzione.

Sono anticorpi altamente ingegnerizzati, prodotti in laboratorio, che rispecchiano le caratteristiche di quelli prodotti dal sistema immunitario. La loro scoperta si deve a Kohler e Milstein che li idearono nel 1975 e che furono vincitori del premio Nobel in fisiologia nel 1984.

Possono essere destinati a tale terapia pazienti con più di 64 anni o che indipendentemente dall’età presentino le seguenti condizioni: indice di massa corporea ≥ 30, insufficienza renale cronica o in dialisi peritoneale o emodialisi, diabete mellito non controllato o con complicanze croniche, immunocompromessi (anche secondari a terapie immunosoppressive), malattie cerebro-vascolari (inclusa ipertensione arteriosa con danno d’organo), broncopneumopatia cronica ostruttiva e/o malattia respiratoria cronica (asma, fibrosi polmonare, che necessitano di ossigenoterapia da cause diverse da SARS-CoV-2),epatopatie, emoglobinopatie, patologie neurodegenerative.

La Commissione europea, su parere dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ha autorizzato i seguenti medicinali contenenti anticorpi monoclonali, da soli o in associazione, contro la proteina spike del virus SARS-CoV-2:

  • associazione casirivimab-imdevimab(Ronapreve);
  • regdanvimab (Regkirona);
  • sotrovimab (Xevudy);
  • bamlanivimab-etesevimab(non ancora autorizzato dalla commissione europea, ma temporaneamente approvato in Italia)

La terapia viene di solito somministrata per infusione endovenosa, della durata di circa un’ora o tramite iniezione. I pazienti sono tenuti in osservazione durante l’ora successiva. I più comuni effetti collaterali che possono verificarsi sono: reazioni nel sito d’infusione o dell’iniezione (gonfiore, rossore, dolore), nausea, vomito o diarrea, prurito, eruzione cutanea oppure orticaria. Reazioni allergiche o effetti collaterali gravi sono davvero rari.

Occorre tener conto della costante variabilità dello scenario epidemiologico di prevalenza delle varianti di SARS-CoV-2, verso cui comunque tali anticorpi monoclonali sembrerebbero efficaci. Tutti gli anticorpi anti-SARS-CoV-2 disponibili in Italia (bamlanivamb/etesevimab, casirivimab/imdevimab e sotrovimab) mantengono una adeguata attività antivirale nei confronti delle varianti alfa e delta mentre l’attività neutralizzante della combinazione bamlanivamb/etesevimab, è fortemente inibita nei confronti delle varianti beta e gamma. Pertanto, nelle aree geografiche in cui è presente una circolazione delle varianti beta e gamma, si suggerisce di utilizzare gli anticorpi monoclonali (casirivimab/imdevimab e sotrovimab) efficaci contro tutte le varianti.

Vanno avanti studi scientifici per lo sviluppo di ulteriori anticorpi monoclonali o comunque per studiarne l’efficacia nelle varianti SARS-CoV-2 come quella omicron, recentemente identificata. Tuttavia, la terapia con anticorpi monoclonali si sta dimostrando un’efficace e sicura arma terapeutica che può evitare l’aggravamento della sintomatologia e la necessità di ricovero.

Dott.ssa Loredana Della Valle – Medico Immunologo e Allergologo

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