Si dice sempre che il paziente va visitato da capo a piedi. Perché sembra che la testa sia molto più importante del resto. Ma i pazienti diabetici ed i medici che li hanno in cura sanno che non è così. Stavolta cominciamo dai piedi. Perché il “piede diabetico” rappresenta non solo una delle complicanze più antiche mai descritte (già agli inizi del ‘900), ma anche una delle più pericolose. I piedi lavorano 16 ore al giorno. Il più importante mezzo di trasporto del mondo ha bisogno della giusta attenzione per prevenire infezioni, ulcere ed amputazioni che possono essere invalidanti o addirittura mortali.
Cominciamo dai piedi perché il diabete può provocare una perdita di sensibilità, la neuropatia diabetica. In questo modo il paziente può ferirsi i piedi senza accorgersene. Tagliarsi le unghie, camminare a piedi scalzi, usare scarpe meno che comode può diventare un vero pericolo per il paziente diabetico. I sintomi possono essere insidiosi. Una sensazione di intorpidimento o di formicolio, come delle punture di spilli, il dolore, specie di notte o a riposo, l’insensibilità al caldo ed al freddo e la comparsa di vesciche e calli sotto la pianta o al tallone non vanno trascurati. Riferirli quanto prima al medico curante può accelerare la diagnosi e mettere in atto misure preventive di ulteriore peggioramento.
Il diabete inoltre danneggia la circolazione periferica, rallenta la guarigione delle ferite e ne favorisce l’infezione. Guardiamoli i nostri piedi. Se sono freddi, o pallidi, con la pelle bluastra sulla punta delle dita, non pensiamo che sia normale, che sono stati sempre così. Se compare dolore mentre si cammina o si salgono le scale, se ci sono vesciche o piccole ferite o lesioni, queste sono segni di cattiva circolazione. Non sottovalutiamolo.
Il paziente diabetico è più suscettibile alle infezioni. Un dito che si gonfia o si arrossa, la presenza di cattivo odore, il dolore a livello delle screpolature cutanee, la secrezione di pus dalle ulcere sono segnali di una infezione, che ci deve far risuonare un campanello d’allarme da trasmettere al nostro medico. Poi stabilire se l’infezione è da batteri o da funghi, se bisogna utilizzare antibiotici, antimicotici o se è necessaria una “toilette” chirurgica sarà compito del medico.
A noi spetta prenderci cura dei nostri piedi. Lavarli tutti i giorni, con acqua non troppo calda, tra i 36 e 37°C. Usiamo un termometro da bagno per non scottarci, visto che non sentiamo troppo il caldo ed il freddo. Asciughiamo bene la pelle, soprattutto tra le dita, senza lasciare umidità che favorisce le infezioni, ed utilizziamo una crema idratante per ammorbidire la pelle ed evitare screpolature. Rimuoviamo i calli con delicatezza usando una pietra pomice, e tagliamo le unghie non troppo corte, e se possiamo rivolgiamoci al podologo, sia per le unghie che per i calli. Magari potrebbe suggerirci un plantare per evitare la formazione dei calli. Se ci sono ferite o lesioni disinfettare immediatamente e controllare la ferita tutti i giorni, se compare secrezione o cattivo odore rivolgersi al medico.
La scelta delle calzature non è scontata, l’eleganza non va privilegiata sulla comodità. Il piede deve essere libero da fibbie che sfregano sulla pelle, la misura deve essere giusta, senza tacchi troppo alti che provocano eccessiva pressione su alcune parti del piede. Se c’è la possibilità le scarpe vanno cambiate due o tre volte al giorno per evitare che i piedi sudino o si formino vesciche. Le calze vanno cambiate tutti i giorni, meglio se di cotone, che si può lavare a temperature elevate, e quindi è più igienico.
Insomma, se il diabete entra nella nostra vita, non deve per forza rovesciarla, ma guardarla dai piedi in su forse ci può aiutare a capire qualcosa in più di noi e ad affrontare meglio la malattia.
Dott.ssa Enrica Nigro -Medico Interno Ospedale di Oliveto Citra