Quante volte ci capita di sottovalutare la nostra voce?
Spesso ci sembra un meccanismo automatico, così estraneo al nostro controllo, ma non è assolutamente cosi. La voce è un versante meraviglioso nel nostro essere che si dice spesso chi siamo, cosa sentiamo e soprattutto come stiamo.
Alla nascita il primo atto vocale è rappresentato dal vagito che determina il nostro contatto con la realtà; da li la nostra voce ci accompagnerà per tutta la vita. Quando cominciamo a pronunciare i primi suoni, le prime paroline; quando cresciamo, la voce è sempre li; quando cantiamo, urliamo , parliamo sottovoce; quando diventiamo adolescenti e avviene la muta vocale che determina un cambiamento essenziale per la nostra identità sessuale.
Ma da dove ha origine la voce?
Il meccanismo coinvolge il mantice respiratorio, in particolar modo il diaframma che è il muscolo più importante della respirazione, la laringe, ove hanno sede le corde vocali con il complesso ma efficace sistema di cartilagini che regolano altezza e intensità vocale e il vocal tract che rappresenta la cavità di risonanza dove il suono viene arricchito dal colore e caratteristico timbro che rappresenta e identifica ognuno di noi.
Esso si compone da cavità della laringe, faringe, cavità nasale e cavità orale. L’aria inspirata viene trasformata in suono vocale, attraverso il coinvolgimento di tutte le strutture elencate. Immaginate l’impatto che l’aria riceve quando si prova a far vibrare una corda di chitarra. Se una classica serenata con uno strumento musicale può destare in noi una piacevole sensazione, pensate cosa è capace di fare una voce piacevole, calda, intensa. Naturalmente li non si tratta solo di far vibrare una corda di nylon, come avviene in uno strumento, ma complice di una voce sana è una mente e un’anima sana.
Ogni sentimento può essere connesso alla voce.
Se siamo felici il tono vocale aumenta notevolmente. Siamo arrabbiati? Urliamo senza controllare intensità, durata e frequenza. Una situazione spiacevole e di paura determina una voce con tono basso e durata alterata. Parlare sottovoce determina un controllo dell’intensità che si abbassa notevolmente. Senza voce non potremmo esprimere le nostre emozioni e senza emozioni non potremmo dar colore alla nostra voce.
La Disfonia
Tra le patologie che possono interessare la voce riconosciamo la DISFONIA. Quadro clinico in cui si presenta un’alterazione funzionale o organica della voce, secondaria anche alla presenza di noduli e polipi che interessano le corde vocali. Ciò determina una calo di voce repentino, abbassamenti improvvisi. In sostanza la voce perde la propria identità, dando spazio ad una voce rauca e alterata. Tra le cause della disfonia, riconosciamo surmanege e malmenage vocale: vale a dire un abuso vocale, in cui la voce si usa con frequenza notevole durante il giorno, ma soprattutto in maniera scorretta. Tipica situazione che può interessare i professionisti della voce (insegnanti, avvocati, cantanti, attori, operatori call center, ect…).
Ma cosa succede se dinanzi ad una condizione di quadro clinico adeguato, con assenze di alterazioni organiche evidenti, abbiamo una variazione sostanziale e permanente della voce?
Possiamo dare la colpa alle emozioni?
Assolutamente si.
Parliamo di DISFONIA PSICOGENA quando vi è un’alterazione della voce autoprodotta dal paziente, in modo inconsapevole e involontario, in risposta ad un disagio psichico. Nella genesi delle disfonie, si annoverano una serie di fattori scatenanti e favorenti; tra i fattori scatenanti sono inclusi i fattori psicogeni, ovvero traumi emotivi e stress. Tali fattori rappresentano una minaccia all’omeostasi corporea, e i cambiamenti fisiologici che si verificano, colpiscono la respirazione, la fonazione e l’articolazione.
Quando un’esigenza ambientale supera la capacità dell’organismo di mantenere l’omeostasi, si avvia una cascata di eventi psicologici che tentano di ripristinare le condizioni iniziali.
Lo stress psicologico influenza la qualità vocale, infatti una serie di studi mostrano come in risposta ad esso, si manifestano aumento della tensione laringea, voce incerta, tremante, che si interrompe, difficoltà a gestire il tono della voce, eloquio rapido ma allo stesso tempo difficoltoso.
Si stima che la frequenza della disfonia psicogena rappresenti il 5% della totalità dei casi di disfonia disfunzionale, e che sia più frequente nelle donne con una proporzione di 8:1.
A.P. è una donna di 48 anni che ha intrapreso un percorso riabilitativo con diagnosi di disfonia funzionale in ingresso. Durante la raccolta anamnestica la paziente manifesta un costante abbassamento della voce, con sensazione di nodo in gola che si verifica spesso durante la giornata. Non svolge un lavoro che richiede un impiego continuo della voce . Non soffre di reflusso. Svolge regolare attività fisica.
Dopo le prime sedute di terapia logopedica incentrata sul ripristino dell’accordo pneumofonico, con esercizi mirati, la paziente riesce ad ottenere un minimo miglioramento della voce, ma la sensazione di nodo in gola ed alterazioni vocali sono ancora li e aumentano notevolmente. Andando ad approfondire i sintomi con la paziente, considerando anche l’instaurarsi di un tono più confidenziale, la paziente mi confessa che è molto preoccupata, perché ha ricevuto la conferma per avviare la pratica di adozione e deve andare fuori per un mese per conoscere i futuri bambini che prenderanno parte alla sua famiglia. La donna si sente fiduciosa e mi racconta anche come l’umore si è modificato notevolmente, così come anche la sua voce. Siamo dinanzi un caso di DISFONIA PSICOGENA.
La disfonia psicogena è ad oggi un disturbo di difficile da diagnosticare, proprio a causa delle molteplici manifestazioni che presenta. Inoltre i pazienti tendono ad evitare di discutere dei loro problemi emotivi con il logopedista, il che riflette una resistenza da parte dei pazienti, ad associare i sintomi fisici che presentano, ai problemi della vita quotidiana.
Il trattamento logopedico risulta fondamentale in quanto mira a risolvere i problemi funzionali della voce, ma nei casi piuttosto gravi e complessi è necessaria una collaborazione con la figura dello psicoterapeuta che dovrà indagare e risolvere i problemi traumatici ed emotivi scatenanti la disfonia.
Naturalmente ritorna in gioco il ruolo fondamentale dell’ équipe multidisciplinare che preveda la collaborazione tra foniatra, otorinolaringoiatra, psichiatra, logopedista e psicologo/psicoterapeuta. Il trattamento riabilitativo sarà ad personam, perché quando si ha davanti una paziente, in primis si ha davanti un essere umano con il proprio vissuto, le proprie emozioni e la voce non può che rappresentare lo “strumento musicale” più interessante e affascinante per raccontare di se.
Dott.ssa Marianna Pisciotta – Logopedista