È tempo di rinite allergica

Con l’arrivo della primavera, si sa, aumentano anche sintomi come starnutazioni, prurito nasale, rinorrea acquosa, congestione nasale tipici di una rinite allergica.

La rinite allergica è un’infiammazione della mucosa nasale ancora oggi sottostimata e sottovalutata; in realtà è una causa importante di morbilità, di riduzione della produttività e può pregiudicare significativamente la qualità di vita associandosi anche a cefalea, stanchezza, difficoltà di concentrazione, alterazione del sonno.

Circa 400 milioni di persone nel mondo soffrono di rinite allergica; può essere isolata o associata al co-interessamento della congiuntiva (oculo-rinite o rino-congiuntivite allergica).

In Italia la prevalenza della rinite allergica varia tra il 18,9% nei bambini (3-13 anni) e il 35,1% tra gli adolescenti (14-17 anni) ed è quindi probabile che in una classe di 30 bambini, 6 o più possano avere la rinite allergica.

La sintomatologia è causata da un’esposizione a un allergene, più frequentemente a pollini di graminacee, parietaria, olivo, cipresso, epiteli di animali (gatto, cane) ed acaro della polvere.

Mentre l’esposizione ad alcuni pollini prevale nel periodo primaverile e costituisce la cosiddetta rinite stagionale, l’esposizione ad acari della polvere e ad epiteli di animali può generare una rinite perenne.

ARIA (Allergic Rhinitis and its impact on Asthma) classifica la rinite allergica in base alla durata dei sintomi in intermittente (<4 gg a settimana o <4 settimane) e persistente (> 4 giorni/settimana e > 4 settimane) ed alla severità dei sintomi a seconda dell’alterazioni del sonno, limitazione delle attività quotidiane/sport/tempo libero, qualità lavorativa o scolastica e fastidio dei sintomi, definendola di grado lieve o moderato-grave.

La rinite allergica rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di asma bronchiale e dunque va identificata, diagnosticata e trattata come tutte le malattie croniche evitando la diagnosi e la terapia fai da te.

La diagnosi si avvale di un’accurata anamnesi seguita da test diagnostici su più livelli; i test cutanei in vivo (prick test), sono esami di I livello, in cui si mette direttamente a contatto l’estratto allergenico con la cute del paziente mediante scarificazione cutanea con un piccolo ago con risposta immediata; test di II livello sono la sierologia con dosaggio di IgE specifiche per gli allergeni (RAST) sospettati e la diagnostica molecolare che risulta più accurata.

Per alleviare i sintomi si può ricorrere farmaci antistaminici orali o steroidi topici per la mucosa nasale da effettuare per tutta la durata della sintomatologia.

Una volta identificato l’allergene responsabile ed anche in un quadro di sensibilizzazioni multiple ad allergeni, si può ricorrere ad una terapia non solo sintomatica ma anche curativa: l’Immunoterapia Specifica (ITS) verso l’allergene identificato, in questo modo si stimolerà una risposta immunitaria in senso opposto nei confronti dell’allergene e che sarà duratura nel tempo, liberando, chi ne soffre dai fastidiosi sintomi dell’allergia.

Dott.ssa Loredana Della Valle – Immunologa e Allergologa

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