Educare all’affettività: apprendere le proprie emozioni attraverso i laboratori psicoeducativi e ludico-motori.

Conoscere le proprie emozioni e saperle identificare rappresenta un compito importante per strutturare un’adeguata affettività. Una maggiore competenza emotiva, intesa come l’insieme di capacità quali l’espressione, la comprensione e la regolazione delle emozioni in sé e verso gli altri, favorisce lo sviluppo di comportamenti empatici, prosociali e socialmente adattivi, quali aiutare l’altro, prendersi cura, condividere, provare solidarietà, e accresce la capacità di rispondere in maniera positiva agli eventi avversi e alle difficoltà quotidiane.

La consapevolezza delle proprie emozioni permette inoltre, un miglioramento dell’autoregolazione emotiva e comportamentale, dimensione data dall’integrazione di diverse abilità che consentono di regolare i pensieri, controllare i propri impulsi e modulare efficacemente i propri stati emotivi e il comportamento, in relazione alle richieste del contesto, specie in situazioni complesse, permettendo di attuare la strategia più funzionale per raggiungere i propri obiettivi. Imparare ad ascoltare le proprie emozioni, dando loro un nome e un significato, unitamente ad una buona capacità di autoregolazione, diminuisce il rischio di incorrere in problematiche psicopatologiche e aumenta il benessere dei bambini.

 

Fattori protettivi individuali e familiari a sostegno del benessere psicologico

Alcuni autori hanno individuato fattori protettivi individuali e familiari che influenzano positivamente la dimensione psicologica del bambino. Tra questi, Werner e Smith individuano come fattori protettivi di tipo individuale l’autocontrollo, la competenza sociale e comunicativa, la consapevolezza, la fiducia in sé stessi e l’autoefficacia. Tra quelli familiari, l’elevata attenzione riservata al bambino nel primo anno di vita, una buona qualità relazionale tra genitori, il sostegno alla madre nell’accudimento del piccolo, la coerenza nelle regole, il supporto della rete familiare e amicale. Cantoni aggiunge l’ottimismo, l’autostima, la robustezza psicologica, le emozioni positive e il supporto sociale, inteso come essere oggetto di amore e di cure, di stima e di apprezzamento da parte degli altri.

Perché promuovere la consapevolezza emotiva già dall’infanzia?

I processi di regolazione cognitiva, delle emozioni e del comportamento si strutturano nel corso dello sviluppo con una crescita marcata nell’età prescolare, configurandosi definitivamente intorno ai 36 mesi, quando i bambini sono capaci di produrre strategie mostrando flessibilità nel controllo delle proprie azioni per fronteggiare le richieste dell’esterno. Alcune difficoltà nell’autoregolazione talvolta si manifestano proprio a partire dall’età precoce, influenzando l’apprendimento e il comportamento, dando origine ad individui impulsivi, egocentrici e poco sociali, caratteristiche che spingono i bambini a diventare prepotenti e a non riconoscere l’altro come simile a sé. Già intorno ai 2-3 anni, i bambini diventano consapevoli che gli altri hanno sentimenti distinti e vi rispondono in modo altruistico. Nella tarda infanzia, grazie anche ad una maggiore consapevolezza a livello cognitivo, percepiscono i sentimenti dell’altro come espressioni delle loro esperienze di vita.

Alla luce di questi dati risulta importante sostenere i bambini fin da piccoli nella conoscenza dei propri stati emotivi, ponendo un’attenzione costante a ciò che accade “dentro” di noi, promuovendo e incrementando la sperimentazione di emozioni positive e la comprensione di quelle negative, aiutando il bambino ad accogliere quello che vive e a tradurlo come qualcosa di innato, naturale e umano. Il bambino nello sperimentare tutto questo, comincia pian piano ad avere controllo su di sé, a sentire un maggiore senso di autoefficacia e una buona stima di sé e a porsi verso la vita con fiducia ed ottimismo.

Cosa possiamo fare per educare alle emozioni e all’affettività?

Negli ultimi anni sono stati sviluppati programmi educativi di comprovata efficacia per bambini di età prescolare e scolare con lo scopo di incrementare la frequenza e l’intensità di stati emotivi piacevoli, favorire l’accettazione di sé stessi e degli altri, facilitare il superamento di stati d’animo spiacevoli, aumentare la tolleranza alla frustrazione e favorire l’acquisizione di abilità di autoregolazione del comportamento, incentivando così comportamenti prosociali e cooperativi. Il ruolo degli adulti, genitori, insegnanti o educatori, è dunque quello di guida ed aiuto al fine di fornire ai bambini strategie di controllo di sé e di permettere loro un sano sviluppo psicofisico. Diversi sono gli approcci da poter utilizzare per aiutare i bambini a conoscere meglio il mondo delle emozioni. Di seguito alcuni esempi.

Educazione Razionale Emotiva (E.R.E.)

Introdotta in Italia da Mario Di Pietro, psicologo e psicoterapeuta, è una metodologia utilizzata in ambito educativo, che deriva da una prassi psicoterapeutica, la Terapia Razionale Emotiva Comportamentale (REBT), ideata dallo psicologo Albert Ellis. Essa ha come obiettivo quello di favorire una crescita affettiva armonica del bambino, permettendogli di realizzare in pieno le proprie potenzialità e il proprio benessere. Il processo di educazione emotiva, con cui si attua tale approccio, è inteso come una strategia volta alla prevenzione del disagio emotivo. Il bambino viene condotto attraverso un percorso didattico ad acquisire consapevolezza delle principali emozioni e dei meccanismi mentali sottostanti e ad apprendere efficaci strategie cognitive per superare e gestire i pensieri e gli stati d’animo negativi, per fronteggiare in modo costruttivo le difficoltà che può incontrare nell’ambiente scolastico e familiare, potenziando quell’aspetto dell’intelligenza che favorisce reazioni emotive equilibrate e funzionali, definita appunto intelligenza emotiva.

Laboratori emotivi da svolgere in contesti classe o di gruppo

I laboratori psicoeducativi focalizzati sulle emozioni, attraverso l’utilizzo di materiali e attività create ad hoc, hanno lo scopo di esplorare insieme al gruppo o al gruppo classe, la conoscenza di sé e del proprio modo di relazionarsi e di acquisire competenza emotiva, al fine anche di migliorare la qualità della comunicazione interpersonale e di comprendere il valore dell’altro come persona nella sua diversità. E’ possibile insegnare ai bambini e ai ragazzi ad affrontare le difficoltà che si incontrano fornendo strumenti che li rendano sempre più capaci di ridurre l’insorgere di stati d’animo eccessivamente negativi e di potenziare le emozioni positive, promuovendo efficaci stili relazionali e stimolando una maggiore dimensione empatica, innescando dinamiche di gruppo e interne alle classe, volte al rispetto e alla predisposizione verso l’altro, sostenendo una maggiore autoefficacia, autostima e una buona capacità di instaurare e mantenere buoni rapporti interpersonali, fattore predittivo del benessere psicologico. I bambini maggiormente consapevoli delle proprie emozioni aumentano la fiducia in sé stessi, migliorando i risultati personali e le relazioni con gli altri.

Laboratori psico-espressivi: uso del corpo e del movimento

La conoscenza del nostro mondo interiore può avvenire anche attraverso l’uso del movimento corporeo che permette l’espressione delle emozioni e una maggiore conoscenza del legame mente-corpo. Riconoscere, comprendere ed esprimere le proprie emozioni attraverso il movimento, la respirazione e il rilassamento, è un’esperienza corporea che consente una maggiore consapevolezza delle proprie risposte fisiche ed emotive alle situazioni della vita e di conseguenza un maggiore equilibrio psico-fisico.  L’esercizio, la gestualità e il movimento libero permettono la manifestazione di significati interni emozionali, dando voce al proprio vissuto. Il movimento espressivo ha come finalità quello di comunicare uno stato d’animo oppure un’emozione. I bambini, danzando, esplorano e sperimentano il proprio corpo attraverso i movimenti, imparano a conoscere i propri limiti fisici, promuovono il controllo del corpo e l’equilibrio. Il movimento e la danza permettono di integrare sensazioni e vissuti emotivi, che i bambini portano con sé, desiderosi che questi vengano visti, accolti e riconosciuti. I bambini nella danza sentono il loro corpo come qualcosa di intero, armonico e vivo, favorendo l’espressione delle emozioni e il riaffiorare di immagini e fantasie che appartengono alla propria storia. Il laboratorio psicoespressivo e ludico-motorio si configura quindi come un divertente ma allo stesso tempo importante percorso, volto a promuovere il benessere psico-fisico, esprimendo le proprie emozioni attraverso il linguaggio del corpo.

Dott.ssa Deborah Feleppa, psicologa e psicodiagnostica

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