Una rondine non fa primavera, ma allergia e problematiche legate alle adenoidi e tonsille si.
Negli ultimi anni è molto frequente l’insorgenza di problematiche respiratorie legate a tonsille e adenoidi ingrossate. Purtroppo i fattori di rischio aumentano in misura notevole; a partire dal tipo di aria che inaliamo, l’inquinamento elettromagnetico, alimentazione scorretta e scarsa attività all’aria aperta.
Cosa sono adenoidi e tonsille e a cosa servono in età evolutiva?
Le ADENOIDI sono formazioni a grappolo costituite da tessuto linfoide presenti dalla nascita, situate sulla parete posteriore della rinofaringe (dietro il naso), che si sviluppano in modo progressivo raggiungendo la loro dimensione massima all’età di 3-5 anni circa. All’età di circa 7 anni, le adenoidi vanno incontro ad un processo involutivo, riducendo le loro dimensioni a causa della fisiologica atrofia del tessuto adenoideo, che le rende appena visibili durante l’adolescenza. In età adulta, diventano praticamente inattive.
Molti degli agenti patogeni presenti nell’aria che respiriamo, passano attraverso le adenoidi, che hanno quindi una funzione prevalentemente DIFENSIVA.
Le TONSILLE sono organi costituiti da tessuto linfatico che si trovano nel cavo orale, dietro la base della lingua.
Per la loro posizione, situata all’inizio delle vie respiratorie e di quelle digerenti, e per la loro composizione linfoide, le tonsille rivestono un ruolo ben preciso: sono le prime barriere di difesa contro germi e batteri che penetrano dall’esterno, attraverso l’aria e le sostanze alimentari.
La loro funzione è quella di proteggerci dalle infezioni, poiché fanno parte del sistema difensivo immunitario.
Talvolta, specialmente durante l’età evolutiva, le adenoidi e le tonsille possono essere colpite da infezioni occasionali o ricorrenti, che in alcuni casi rendono difficile la respirazione attraverso il naso, febbre alta ricorrente, apnee notturne, otiti croniche, riniti. Non a caso il principale e più frequente motivo per cui si ricorre all’intervento chirurgico è l’aumento del volume delle tonsille e/o delle adenoidi (ipertrofia), che può determinare l’ostruzione delle vie respiratorie e causare nel bambino disturbi respiratori, soprattutto, durante il sonno.
Analizziamo nello specifico il SONNO del bambino che respira male.
Questa condizione è spesso problematica, in quanto il cosiddetto respiratore orale ( cioè il soggetto che predilige la respirazione con la bocca, escludendo completamento il naso) può incorrere a notevoli complicazioni.
La scarsa ossigenazione e la qualità dell’aria respirata, che bypassa la funzione di filtro del naso, determinano una riduzione della quantità di sonno REM, ossia quella fase del sonno utilizzata per “riparare”, da un punto di vista neurologico, lo stress accumulato durante il giorno.
Durante il sonno si produce circa l’ 80% dell’ormone della crescita (somatotropina) , in particolare nella prima fase del sonno profondo. E’ evidente che il bambino dal sonno disturbato, a cause delle apnee, non godrà facilmente di un sonno profondo e ristoratore.
Per questo, a volte, sembrerà crescere poco.
Il bambino che respira a bocca aperta fa rumore mentre dorme. Si va dal respiro rumoroso al russare vero e proprio. Il russare di notte si accompagna a effetti collaterali, quali:
- Cuscino bagnato di saliva
- Bocca secca e alito sgradevole al risveglio
- Apnee (il respiro si ferma), sussulti o risvegli di soprassalto, per via della fame d’aria
- Sudore abbondante durante il sonno
- Fatica ad alzarsi
- Mal di testa mattiniero
- Testa reclinata all’indietro durante il sonno.
Per identificare un bambino che respira male non è necessario che questi effetti siano presenti tutti; può manifestarsene anche uno solo, in modo continuativo.
Ma come possiamo aiutare il nostro bambino a tenere il naso libero? Soprattutto prima di andare a dormire?
La pratica più comoda per liberare il naso durante il giorno è il cosiddetto lavaggio nasale attraverso lo spray; è preferibile uno spray di soluzione salina ipertonica.
La tecnica è: spruzzo, soffio il naso, spruzzo; da ripetere finchè il naso non torna del tutto libero. Buona abitudine è quella di mandare il bambino a scuola con lo spray, per collaborare di persona durante le ore scolastiche.
Il bambino deve poter respirare con naso a bocca chiusa senza che sia udibile il minimo rumore.
Non distogliamo l’attenzione sulla notte, che è la fase più importante della giornata, per respirare a bocca chiusa.
Un piccolo rito quotidiano potrebbe risultare la tecnica dell’irrigazione nasale, o “NETI LOTA”, mediante peretta riempita di acqua calda a 38 gradi e un pizzico di sale.
La tecnica consiste nell’appoggiare la peretta a una narice, mentre si sta chinati sul lavandino, volgendo la testa verso il soffitto. Si attende che l’acqua entri nelle fosse nasali, fino a uscire dalla narice opposta. Si passa poi all’altra narice, con la stessa operazione. Non bisogna spremere l’acqua della peretta, basta attendere che cada per gravità.
Naturalmente se queste pratiche non apportano alcun beneficio immediato al bambino, considerando la condizione in cui vi è una persistenza di aumento di volume di mucose, tonsille e adenoide, sarà necessario consultare un otorinolaringoiatra.
Importante sottolineare che non si nasce “respiratore orale”; quest’ultimi sono solo individui che hanno “dimenticato” il metodo naturale di respirazione e sono stati “costretti” a imparare a respirare con la bocca.
Con qualche piccolo consiglio in più, magari, la notte e la primavera, potrà essere goduta a pieno.
Dott.ssa Marianna Pisciotta – Logopedista