Giro nell’ospedale in questi giorni di tensione dovuta alla quarantena da Coronavirus. L’atmosfera è surreale. Il Pronto Soccorso è pieno di infermieri, che quasi non riconosco, perché ricoperti da mascherine, occhiali di sicurezza, cappellini chirurgici. Sono impegnatissimi. Ci sono alcuni pazienti sospetti per infezione da Covid 19, in attesa del risultato del famigerato “tampone”. Sono in isolamento in un’area extra-ospedaliera, che richiede una sorveglianza con protezioni speciali. I medici si alternano nell’assistenza e nelle consulenze nella zona d’isolamento, mentre altri continuano a soccorrere gli altri pazienti. C’è un paziente che è caduto e si è fratturato il femore, un’altra ha avuto una colica renale. Insomma, si lavora. Salgo le scale. In Cardiologia ci sono pochi pazienti. Come mai? Il mio amico Cardiologo mi spiega che da circa un mese si sono ridotti drasticamente i casi di infarto miocardico e di scompenso cardiaco. Anche in Medicina, rispondo, non abbiamo più ricoverato un ictus da quasi 3 settimane. Il Coronavirus, dice lui, si è mangiato le altre malattie.
L’effetto è straniante. Si può spiegare il crollo degli incidenti stradali con le misure di contenimento domiciliare. (A proposito, sono curiosa di vedere l’analoga riduzione dei premi di assicurazione RC Auto per l’anno prossimo).
Ma è la paura la spiegazione più probabile. Non si va in ospedale per paura. Anche per un dolore toracico, per cui fino a 20 giorni fa si era disposti ad un’osservazione anche di 5-6 ore. Anche se il nonno non muove più un braccio, o non parla. L’ospedale è pericoloso. Ci si può ammalare.
Lasciatemi utilizzare questo spazio per dire che questa paura è molto pericolosa, forse almeno quanto il Coronavirus. Arrivare in ritardo in ospedale per un infarto o per uno scompenso cardiaco o per un ictus può pregiudicare il tipo di cura cui si può essere sottoposti, con netto peggioramento della prognosi e della possibilità di sopravvivere. Arrivare in ospedale dopo 3-4 giorni con una patologia acuta significa avere molte più probabilità di morire. E questo non lo fa il virus. Lo fa la paura.
L’ospedale continua a lavorare. Ci siamo organizzati. I percorsi sono separati per cercare di garantire la sicurezza dei pazienti. Medici ed infermieri indossano protezioni. Non bisogna averne paura, sono una garanzia anche per i pazienti. Se ci sono sintomi gravi, patologie acute, dolori sospetti, bisogna continuare ad andare in ospedale, perché altrimenti dovremo contare dei morti in più, oltre a quelli del Coronavirus. Le altre malattie non vanno in quarantena. Stiamo attenti. Dobbiamo imparare ad usare l’ospedale solo se strettamente necessario, senza gli abusi del passato, ma senza trascurare l’indispensabile prudenza.
Altrimenti non sarà il virus, ma la paura che ci divorerà.
Dott.ssa Enrica Nigro – Medico Interno Ospedale Di Oliveto Citra