Per pubalgia si intende generalmente una sindrome dolorosa della griglia pelvica che rientra tra le “patologie da sovraccarico funzionale” associato a microtraumi ripetuti nel tempo (con l’espressione sovraccarico funzionale si fa riferimento a una ripetizione esasperata e persistente nel tempo di alcuni gesti).
Il dolore frequentemente si irradia lungo la muscolatura adduttoria e/o addominale, verso il perineo e a volte agli organi genitali, causando, in questi casi, anche errori diagnostici. L’impotenza funzionale è strettamente correlata all’intensità del dolore.
Nelle forme lievi, compare al risveglio e si manifesta all’inizio degli esercizi fisici, tendendo poi a scomparire una volta effettuato il riscaldamento. Nelle fasi più gravi della patologia, al contrario, il dolore può apparire anche in modo improvviso, durante lo svolgimento dell’attività sportiva, tanto da impedirne la continuazione o, addirittura, rendere difficile la semplice deambulazione. In questo caso, il dolore diventa persistente, continuo e tende ad aggravarsi con l’attività mentre soltanto il riposo lo attenua.
Diverse forme di pubalgia:
A seconda della zona interessata, si possono riscontrare diverse forme di pubalgia:
– la “Sindrome retto-adduttoria” che è la forma più comune, caratterizzata da una tendinopatia inserzionale, ossia l’infiammazione della giunzione tra tendine e osso, a carico dei muscoli adduttori e/ o dei retti addominali, colpisce in prevalenza i maschi (calciatori, rugbisti, hockeisti, sciatori, saltatori di ostacoli). Si manifesta con un dolore localizzato a livello inguinale con irradiazione alla regione adduttoria e a livello rettopubico;
– la “Sindrome sinfisaria” riguarda invece il parziale cedimento della sinfisi pubica. La sinfisi pubica è un’articolazione fibro-cartilaginea praticamente immobile che si trova al centro del bacino: la sua mobilità limitata è molto importante, soprattutto nelle donne durante il parto, perché consente, grazie alla sua elasticità,
il passaggio del feto. In gravidanza, la griglia pelvica della donna è sottoposta a forte stress; inoltre, per effetto di un generale aumento della lassità dei legamenti, può verificarsi un rilasciamento della sinfisi pubica che può causare dolore, più o meno intenso, mentre si cammina o nei cambi di posizione, soprattutto a letto. Tale disturbo, in genere, non deve destare preoccupazione in quanto legato a cause funzionali e destinato a risolversi spontaneamente dopo il parto;
– la “sindrome della guaina del retto femorale”, anche detta “sindrome del nervo perforante del retto addominale nel calciatore”, è causata dallo stiramento del nervo perforante a causa di una lesione della fascia superficiale addominale. La sintomatologia oggettiva si basa sull’osservazione del paziente, rispetto a come si muove e deambula, oltre che alla ricerca di zone dolenti alla palpazione o alle prove di stiramento contro resistenza.
Diagnosi
La diagnosi si basa quindi sulla raccolta dei dati anamnestici associata all’esame clinico e va posta escludendo le altre sindromi dolorose locali. In alcuni casi è necessario consultare altre figure specialistiche, neurologo, chirurgo addominale, urologo o ginecologo, per escludere la presenza di patologia di loro competenza.
Per quanto riguarda la diagnostica per immagini è sempre consigliato effettuare un esame radiologico
del bacino, che permetta di valutare la sinfisi pubica, in modo da evidenziare eventuali erosioni, eterometrie
delle branche pubiche, artrosi e patologie delle articolazioni coxo-femorali.
L’esame ecografico, resta la migliore alternativa, soprattutto se svolto in dinamica, per evidenziare,
oltre ad eventuali zone di edema flogistico o ematoma in caso di lacerazioni, zone di metaplasia condrale o
calcifica, di fibrosi e anche la presenza di brecce nel tessuto.
Trattamento
Il trattamento della pubalgia è complesso: è importante trattare la patologia fin dall’inizio per evitare una cronicizzazione. La prognosi è variabile e dipende dalle modalità di insorgenza, dall’età della lesione e dallo stato dei tendini interessati. E’ importante, soprattutto in campo sportivo, che la formulazione e il controllo del piano
di trattamento sia effettuata da un medico specialista (Fisiatra) e dalla sua equipe riabilitativa.
La terapia conservativa della Pubalgia consiste soprattutto nella correzione di cause meccaniche infiammatore, o eventuali cause flogistiche e metaboliche, attraverso la correzione di posture scorrette, l’uso di rialzi nelle eterometrie, plantari per modificare la distribuzione del carico sugli arti inferiori.
A questa viene associato un periodo, più o meno prolungato, di riposo o riduzione del carico, eseguendo
esercizi in palestra a catena chiusa o attività in acqua. E’ consigliato evitare in modo assoluto il riposo
completo, perché l’inattività provoca, a livello delle strutture tendinee, gli stessi effetti del sovraccarico. Di
solito è bene associare un trattamento farmacologico antalgico a base di FANS e/o di steroidi. Nei casi particolarmente resistenti è utile una terapia infiltrativa.
Dal punto di vista del trattamento meccanico molto efficace è la massoterapia, sia muscolare che connettivale, lo stretching assistito e la ginnastica eccentrica.
La terapia fisica si avvale di onde d’urto (trattamento elettivo, di maggiore efficacia e con maggiore possibilità di successo), tecar terapia, laser terapia e ultrasuoni.
L’indicazione chirurgica è da considerarsi in caso di lesione distrattiva acuta totale o subtotale che richiede
la ricostruzione del tendine, o nel caso in cui una lesione cronica non risente beneficio dal trattamento
conservativo. Nella situazione cronica oltre alle terapie mediche si ricorre anche al recupero funzionale mediante
attività fisica mirata, come l’allungamento della muscolatura adduttoria sia tradizionale che P.N.F. (facilitazione neuromuscolare propriocettiva).
Allungamento catena posteriore tramite squadra Mézières o Stretching Globale Attivo.
Esercizi propriocettivi mono e bipodalici, su varie superfici, in vari decubiti, a occhi aperti e chiusi, salendo con un salto ecc.
Potenziamento dei muscoli retroversori del bacino, mettendo particolare attenzione agli addominali.
Trofismo e forza muscolare tramite isometria ed elastici.
Coordinazione intermuscolare e riprogrammazione dello schema motorio tramite oscillazioni e slanci degli arti inferiori, diversi tipi di corsa (rettilinea, curva, in accelerazione e decelerazione, con cambi di direzione, con vari tipi di arresto), tramite diverse andature (corsa calciata, passo laterale ecc..).
Al bisogno inserire anche gesti specifici attinenti all’eventuale sport praticato.
Dott.ssa Marianna Abate – Fisioterapista