L’adolescenza: tempo di grandi cambiamenti

CHE COS’E’ L’ADOLESCENZA?

L’adolescenza è un periodo di profonda transizione caratterizzato da significativi cambiamenti fisici, intellettivi, affettivi e sociali. Generalmente, si distingue tra preadolescenza (11-13 anni) e adolescenza (13-18 anni) sebbene non tutti gli esperti siano d’accordo su una distinzione così rigida che non tiene conto delle variabilità individuali di ogni adolescente.

Gli adolescenti devono affrontare un mondo nuovo e complesso ed hanno il compito di imparare a confrontarsi con notevoli trasformazioni che riguardano le seguenti aree:

  • lo sviluppo puberale e le conseguenze sulla percezione corporea, che implica un passaggio da una struttura fisica di tipo infantile ad una simile a quella di un adulto;
  • la maturazione e la definizione di un ruolo sessuale, che sollecita relazioni affettive di natura diversa da quella sperimentate nell’ambiente familiare;
  • la modificazione dei processi cognitivi, che implica lo sviluppo del ragionamento morale e astratto e di un pensiero narrativo;
  • la ricerca e la conquista della identità personale, che spinge all’autonomia, all’individuazione di sé e alla separazione dai propri familiari significativi;
  • l’integrazione nel gruppo di coetanei, che consolida la formazione di amicizie, favorendo le relazioni con l’altro sesso rafforzano i processi di identificazione, differenziazione-individuazione e di integrazione relazionale.
COSA POSSONO FARE I GENITORI PER I PROPRI “FIGLI ADOLESCENTI”?

 

L’adolescenza può portare problemi relazionali tra genitori e figli. Essa è una fase di crescita nuova sia per i ragazzi che devono poterla vivere con serenità per raggiungere l’età adulta, sia per i genitori che si trovano spesso in difficoltà di fronte ai comportamenti incomprensibili dei propri figli, vivendo questo passaggio con molta preoccupazione. L’adolescente non è né un bambino cresciuto né un adulto in miniatura ma vive contemporaneamente un bisogno di separazione che è tanto forte quanto l’esigenza di appartenere. Egli spesso dialoga un linguaggio verbale (e non verbale) contraddittorio e ambiguo e vive il gruppo dei coetanei come fonte di sperimentazione per il proprio sé. Comprendere il loro comportamento e i loro cambiamenti è il primo passo per facilitare la relazione genitori-figli durante l’adolescenza.

È importante che i genitori non si scoraggino ma si sperimentino nella possibilità di accogliere e sostenere i figli in questa fase così delicata della propria vita, apprezzandone la dualità dei comportamenti e spingendoli all’esplorazione del mondo sociale. Questo permetterebbe ai ragazzi di essere aiutati nella ricerca della propria identità e di raggiungere un senso di coerenza e continuità interna, accettando i propri limiti ed evitando il rischio di un’identità non integrata e l’identificazione con modelli devianti e socialmente indesiderabili. I genitori non dovrebbero rimproverare l’emotività dei figli: in adolescenza le emozioni vengono sentite e percepite in maniera più forte ed intensa, i ragazzi vanno assicurati che quello che sentono è adeguato.

L’adolescente ha bisogno di “sfidare” il genitore e sapere che nonostante tutto, egli c’è ed è pronto a rilanciare la relazione, andando otre i contenuti verbali e ascoltando il bisogno relazionale, di affetto e vicinanza, che nascondono. È utile che i genitori sappiano gestire il conflitto perché è nella relazione con l’adulto che l’adolescente si confronta con le proprie responsabilità, sperimentando l’autorità e il limite e questo acquista un grande valore evolutivo. Lasciare spazio per esercitare l’indipendenza può essere difficile per alcuni genitori che notano come i figli trascorrendo del tempo con altri pari, condividano meno i propri pensieri e sentimenti con loro. La capacità di instaurare relazioni di amicizia è un indice di benessere psicologico e fattore protettivo dal rischio di disagio psicosociale ed implica l’aver acquisito fiducia e autostima in sé stessi e una buona capacità di negoziare con l’altro e tollerare le frustrazioni. I genitori piuttosto che demonizzare il gruppo dei pari possono provare a conoscere la realtà dell’adolescente, condividendo il loro mondo ma rispettando quegli aspetti di segretezza e privatezza che sono funzionali al mantenimento di un proprio spazio individuale. È importante che i figli sentano di potersi rivolgere al proprio genitore quando qualcosa non va e che questi si dimostrino pronti all’ascolto e in grado di sopportare ciò che ascolta.

In definitiva, i genitori non devono sentirsi spaventati da questo passaggio ma mostrare fiducia nelle capacità dei propri figli, affinché essi sentano di non essere soli in questo percorso ma di potersi fidare e affidare qualora ce ne fosse bisogno.

 

Dott.ssa Deborah Feleppa, psicologa psicodiagnosta

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