L’apnea e’ il mio yoga: intervista a Davide Carrera

L’allenamento spirituale nell’attività sportiva agonistica

Grazie per tutto ciò che fai per noi”.

Così mi rivolsi a Davide Carrera quando, due anni fa all’Eudi Show di Bologna, gli strinsi la mano per la prima volta.

In tasca avevo il libro “Il respiro nell’apnea” scritto da Umberto Pelizzari et. al., fresco di autografo: in quell’occasione infatti conobbi anche lui, il presidente di Apnea Academy, e non mi sembrava vero di poter ascoltare e veder sorridere queste due grandi personalità sportive.

Perché, nonostante fossero così diversi, questo mi colpì di entrambi: il sorriso.

Davide mi guardò con il viso titubante e mi ringraziò: notai la stanchezza sul suo volto e avvertii in lui un leggero senso di smarrimento, come se le pareti di quel padiglione fossero troppo anguste per contenere uno spirito libero come il suo.

Nei mesi successivi iniziai ad approfondire il rapporto tra lo Yoga e l’Apnea, scoprendo che Jaques Mayol è stato il primo ad introdurre nell’apnea lo Yoga, in particolare il Pranayama, avendone apprese le tecniche direttamente in Oriente (Foto 1).

Foto 1: Jaques Mayol in Oriente
(fonte: www.jaquesmayoltribute.it)

In seguito Umberto Pelizzari, suo allievo e pluriprimastista mondiale, ha fondato la scuola Apnea Academy, la cui didattica si fonda principalmente sulla respirazione e sul rilassamento come presupposti per l’immersione svolta in sicurezza. Infatti il Pranayama, ovvero le tecniche di controllo ed estensione del respiro, rappresenta uno degli strumenti più validi per l’allenamento del diaframma, muscolo di vitale importanza per tutti coloro che si immergono e – soprattutto – per gli appassionati di apnea.

Foto 2: Umberto Pelizzari pliriprimatista mondiale
e fondatore di Apnea Academy (fonte:  www.umbertopelizzari.com)

La pratica del Pranayama rafforza il sistema respiratorio, calma il sistema nervoso, la mente si libera, diventa un mezzo per controllare i sensi e predisporsi per Dhyāna (meditazione). Dunque, respirare non serve solo a diffondere ossigeno nel corpo! Infatti questa pratica consente di sviluppare maggiore consapevolezza, equilibrio psicofisico e benessere, e permette di affinare la capacità di ascolto delle sensazioni. Questi sono presupposti fondamentali per affrontare correttamente un’immersione subacquea, sia in apnea che con a.r.a. (autorespiratore ad aria): nel momento in cui il corpo e la mente sono adeguatamente preparati, l’immersione si svolge in condizioni di comfort e rilassamento, sia in ambito ricreativo che agonistico (Foto 2)

Uno degli uomini che incarna maggiormente il connubio tra Yoga e Apnea è senza dubbio Davide Carrera: piemontese trapiantato attualmente in Andalusia, ha iniziato a praticare Yoga a 14 anni leggendo i testi della tradizione e sperimentando nel corso della sua vita varie tecniche di rilassamento e respirazione, recandosi più volte in India.

Ha iniziato a fare apnea da bambino in Liguria, dove si è innamorato del Mare, mentre durante l’inverno praticava nuoto a livello agonistico a Torino. A 18 anni ha conosciuto Umberto Pelizzari diventandone assistente, per poi iniziare a partecipare come atleta a numerose competizioni, stabilendo record a livello mondiale. Attualmente insegna, partecipa a gare, programmi televisivi, film, divulgando la bellezza di uno stile di vita improntato sul contatto con la Natura e l’amore per il Mare inteso come canale per la ri-scoperta di Se Stessi (Foto 3).

Foto 3: Davide Carrera campione mondiale di apnea
(fonte: pagina facebook SEAC Spearfishing)

Davide Carrera, infatti, utilizza posizioni, respirazione e rilassamento dello Yoga, non solo per migliorare le prestazioni sportive in ambito apneistico, ma anche per  imparare a fluire con la vita e a connettersi con la propria voce interiore. Durante gli allenamenti è di fondamentale importanza curare non solo l’aspetto fisico, attraverso il potenziamento muscolare e la compensazione, ma anche apprendere i metodi per entrare nello “stato di flow” ovvero in quello stato di coscienza in cui l’atleta è completamente immerso nel raggiungimento del suo obiettivo, concentrato con attitudine positiva e ricevendo estrema gratificazione da ciò che sta facendo.

Avete presente quando vi trovate a fare quello che realmente volete, mossi da un sentimento spontaneo che quasi sembra non richiedere sforzo da parte vostra? Eppure – dietro quell’esecuzione apparentemente facile – si cela un lavoro lungo e paziente, che potremo sintetizzare come “allenamento spirituale”.

 

 

Ho incontrato Davide Carrera allo stage “Yoga, Meditazione e Apnea” che l’A.S.D. Water  Instinct ha organizzato recentemente a Roma, dove abbiamo fatto una chiacchierata sull’importanza dell’allenamento spirituale, nella pratica agonistica e ricreativa dell’apnea. Buona lettura!

 Ciao Davide, come stai? So che sei in Andalusia dove ti sei trasferito per stare vicino a tuo figlio. Come si svolge la giornata di un uomo che ha scelto di essere un atleta ma anche un portavoce della causa ambientale in  particolare a difesa del Mare?

Ciao a tutti e grazie a Voi! Sono in Andalusia tra Malaga e Granada, sto bene, il clima è buono e sono contento di essere vicino a mio figlio. Non tutte le mie giornate sono uguali, in linea di massima la giornata si svolge in modo diverso, a seconda che io sia con mio figlio o meno, perché a volte sta con la sua mamma. Mi sveglio, faccio una pratica di yoga o di meditazione e a seguire allenamento e preparazione atletica: ginnatisca, corsa, esercizi che mi ha preparato il mio allenatore, Jacopo Querci. Quando ho finito di allenarmi faccio stretching e poi mi dedico all’orto: infatti, io ho studiato agricoltura, mi è sempre piaciuta la terra fin da bambino. I miei nonni erano agricoltori e cerco di coltivare la verdura che mangio, seguendo i principi della permacultura. Trascorro il pomeriggio lo passo con mio figlio. Alcuni giorni vado in Mare per fare lezioni di apnea e per allenarmi, a volte viaggio per ftenere corsi e sempre di più sento la necessità di trasmettere il messaggio ambientale per impegnarci tutti a rispettare il Pianeta con piccole azioni come spegnere la luce quando si esce dalla stanza, usare meno plastica, avere una alimentazione più cosciente.

 
Ci puoi spiegare cosa è un “allenamento spirituale”? In cosa consiste brevemente? 

Questa è una domanda difficile a cui cercherò di rispondere! Io ho sempre pensato che quando

Foto 4: Davide Carrera esegue Matsyasana (posizione del pesce):
efficace sull’apertura e la fiducia

facciamo uno sport o una qualsiasi attività anche lavorativa, c’è  sempre una fase iniziale fisica, che a un certo punto ci porta a essere stanchi. Quando subentra la stanchezza fisica, inizia la forza mentale, la forza di volontà, la ricerca di motivazioni che ci portano ad andare avanti. Ma a un certo punto è stanca anche la mente, perché quando cerchiamo motivazioni andiamo proprio a prendere energia mentale. Da qui, se la motivazione che ci porta a perseguire i nostri obiettivi è forte, dobbiamo trovare altra energia per andare avanti: questa energia viene dal Cosmo, da Dio, dal fatto che siamo profondamente connessi. Aprirsi richiede un abbandono (Foto 4). L’abbandono è la resa, nel momento in cui ci sentiamo stanchi fisicamente e mentalmente, è come se ci arrendessimo però senza fermarci: come se ci mettessimo nelle mani di energie più grandi di noi. A volte mi sento come un burattino e i fili che muovono questo burattino sono nelle mani di energie più grandi di noi che possiamo chiamare Dio, Amore universale o Energie cosmiche, come vogliamo! Quindi l’allenamento spirituale è imparare ad aver fede in queste energia, ad aprirsi e fare spazio. La pulizia fisica, mangiare in un certo modo, la pulizia mentale, ovvero il cercare di pensare positivo, ci permette di lasciare spazio alla luce, e quindi di lascarci penetrare da queste energie più grandi di noi. Questo per me è l’allenamento spirituale, ed è allo stesso tempo un’arte marziale in cui – con il pensiero positivo – riusciamo a contrastare i nostri stessi pensieri negativi!

Recentemente sei stato invitato ad un convegno a Roma, presso il Policlinico Gemelli, dove hai parlato del legame tra spiritualità e apnea: oggi anche la Medicina si sta aprendo alla visione olistica secondo la quale “siamo tutti connessi”. Come tu stesso hai evidenziato, non si tratta di una scoperta recente in quanto già diversi decenni fa, la fisica quantistica era giunta alle stesse conclusioni tramandate dalla saggezza dei nostri antenati. Su questo tema a che punto è il mondo dell’Apnea? Quanti atleti o allenatori conosci che integrano la loro routine con pratiche spirituali?

E’ proprio grazie all’Apnea che mi sono avvicinato alle pratiche spirituali: sono nato a Torino, città mistica e sono cresciuto in una famiglia cristiana, ho fatto le scuole dei salesiani e probabilmente avrei esplorato comunque le pratiche spirituali! Ma sapere che Mayol faceva Yoga e Umberto Pelizzari utilizzava tecniche di respirazione Yoga, mi ha messo la curiosità di andare a cercare in biblioteca libri su questi temi e cominciare a fare pratiche quando ancora ero ragazzino, già a soli 14 – 15 anni. Rispetto a ciò che mi hai chiesto, io ci credo sempre più profondamente e più vado avanti nella mia ricerca, più penso che siamo tutti connessi e cercare questa connessione nell’Oceano mi aiuta. Per quanto riguarda gli altri atleti, posso citare William Trubridge la cui mamma è una maestra di Yoga, quindi è cresciuto in questa cultura e so che anche lui medita. Credo che ognuno abbia una sua pratica spirituale, magari anche inconscia o fatta di proprie credenze, senza troppo studio! L’Apnea è una pratica spirituale poiché è una metafora del morire e rinascere: quando ci immergiamo nelle tenebre, ci allontaniamo dalla superficie che è la Vita, dove c’è l’ossigeno, la luce, il calore, per andare nella profondità del non conosciuto, di ciò che ci può far paura, e questo richiede una fede, un atto di coraggio legato alla fede. Sicuramente ci sono atleti più “fisici”e atleti più “mentali” o “spirituali” ma io credo che al giorno d’oggi per avere buoni risultati bisogna mettere insieme le cose, come nel caso di un albero: la parte fisica sono le radici e la parte spirituale sono i rami. Un albero per avere i rami alti nel cielo ha bisogno di radici profonde, altrimenti casca per terra! Allo stesso modo per avere una buona pratica spirituale è necessario avere una forza fisica, come nella canzone di Jovanotti che dice “I grandi mistici hanno le braccia forti”!

 

Nella pratica sportiva apneistica e spesso in alcuni filoni dello Yoga, vige il precetto “no pain no gain” che si può tradurre con “nessuna sofferenza, nessun guadagno”. Spesso la stretta applicazione di questo motto è causa di infortuni e incidenti. Anche tu pensi che senza dolore non c’è progresso e dunque bisogna lavorare duro per spingere più in là i propri limiti? Oppure puoi proporci una lettura diversa?

Io credo che sia fondamentale imparare a discernere, anche su cosa sia la sofferenza: credo che ci siano sofferenze positive e negative. Nel momento in cui cè un profondo ascolto di se stessi, possiamo capire se è una sofferenza dannosa e quindi stiamo lesionando una  parte del corpo e ci stiamo facendo del male, o se è un momento catartico perché un muscolo sta bruciando tossine allora quella è una sofferenza positiva (Foto 5). Imparare a conoscere ed ascoltarci ci aiuta a discernere e mettere dolcezza in ciò che facciamo ci aiuta in questo cammino. Io ho sempre creduto che con la gentilezza si possano ottenere risultati, ma alle volte anche saper stringere i denti per l’amore di ciò che facciamo ci può aiutare ad avere risultati migliori. Spesso la sofferenza deriva dal volere tutto subito e quindi ci si spinge oltre i propri limiti per avere un risultato, quando invece non si è ancora pronti. L’allenamento è un lavoro fatto per preparare il corpo giorno dopo giorno a superare i limiti, senza spingerli in modo violento, ma con dolcezza spostandoli più in là. Quindi dove cè ascolto, dolcezza e perseveranza, si possono ottenere risultati. Logicamente se stiamo zappando la terra o facendo un lavoro, un po’ di stanchezza è normale e non uccide nessuno! Viceversa se siamo troppo morbidi, noi non otterremo mai nulla, anzi diventeremo sempre più deboli e sentiremo la sofferenza sempre prima.

 

Foto 5: Davide Carrera esegue Adho Mukha Svanasana (posizione del cane a testa in giù):
rinforza e allunga i muscoli in modo graduale

 

Nei tuoi successi agonistici quale credi sia stato il fattore decisivo che ha determinato il successo?

I fattori sono molteplici, è una crescita continua e per ogni successo ci sono tasselli che si mettono insieme. Sicuramente la pratica dello Yoga e dunque imparare ad ascoltarsi in profondità e allo stesso tempo sviluppare, oltre alla forza fisica, anche la scioltezza articolare e l’equilibrio, sono fondamentali nell’ottenere risultati sportivi. Anni fa mi stavo allenando per una gara importante, e leggevo il libro di Ekhart Tolle “Il potere di adesso”e cercavo di mettere in pratica – durante i tuffi in profondità – il concetto di restare nel “qui e ora”. Questa è una cosa che mi ha aiutato tanto: prendere consapevolezza del respiro, di come reagisce la nostra mentre agli stimoli sterni, alle paure e soprattutto il lavoro sul proprio Ego. Logicamente più l’Ego è grande e più esso sarà un grosso freno alla performance, perché la paura di fallire ci crea ansia da prestazione che comporta il consumo di tanta energia per niente! Sono tanti i punti su cui si può lavorare per cercare di migliorarsi giorno dopo giorno, anno dopo anno, gara dopo gara.

 

Nei periodi pre – gara come si svolge la tua giornata tipo?

Una bella onda – visto che parliamo di Mare e mi piace il surf – si crea con tanto vento, tanto movimento, tanta energia! E l’onda migliore è quella che si dice “glassy” cioè liscia, l’onda che vive nella calma poiché il vento la rovinerebbe. Quindi a monte di una performance c’è molto allenamento, movimento, fatica, vento e burrasca! E poi nei giorni prima della gara c’è una fase di riposo dove si lascia che il lavoro fatto dia i suoi risultati. Quindi il riposo nell’ultimo periodo prima di una gara è molto importante: certo faccio allenamento, ma facendo meno quantità, più qualità e cercando di dare molto spazio al rilassamento e al riposo (Foto 6).

 

Foto 6: Davide Carrera esegue Savasana (posizione del cadavere): affina la capacità di ascolto e consolida gli effetti dalla pratica fisica

 

Quali sono le tue letture? La lettura ti aiuta nel tuo allenamento e se si in che modo?

Le letture sono tante e dovrei farti un elenco di tutti i libri che ho letto da quando avevo 14 anni ad oggi! Ho iniziato con Siddharta di Hermann Hesse, Paulo Coelho, poi tanti libri di Yoga ad esempio quelli di Andrè Van Lisbet e autori indiani, libri di Tai Chi alla ricerca di spunti sul respiro e sul controllo dell’energia del corpo, la filosofia taoista come Lao Tzu che mi hanno ispirato anche nel cercare di applicare alcuni concetti nel mondo dell’Apnea. Poi tutto ciò che è mistico-spirituale come la cultura degli indiani d’America con lo sciamanesimo, i libri di Mamani che divulga la cultura andina. Trovo molto interessante conoscere una cultura che dà molta importanza al lato femminile, mentre molte culture spirituali esaltano il lato maschile con la figura del profeta, che sia Gesù o Maometto o Buddha, e poco si parla delle donne. Invece l’equilibrio tra Maschile e Femminile trovo che sia una delle prerogative della spiritualità. Altri argomenti che mi hanno sempre interessato sono la nutrizione, l’ecologia, l’agricoltura biodinamica, la permacultura e leggo libri su questi temi. Anche la fisica quantistica è un campo affascinante!

 

La tua visione di vita basata sulla connessione con la Natura può conciliarsi con la pratica della pesca subacquea? In che modo si può pescare applicando “ahimsa” ovvero la non violenza?

Prima accennavo allo sciamanesimo e alla cultura degli Indiani, sia del Sud che del Nord America, e assolutamente sì: la pesca subacquea si può conciliare con una pratica spirituale ed è basata sulla consapevolezza di ciò che fac

Foto 7: Davide Carrera : “La pesca mi ha insegnato a pregare”
 (fonte: www.apneasicura.it)

ciamo, sul rispetto dell’animale, sul pregare per l’anima del pesce steso proprio come facevano gli Indiani d’America e gli Indios del Sud America, che sono sempre stati cacciatori. Anche vedendo la morte non come un tabù, ma come una parte della natura, di un ciclo di cui facciamo parte anche noi, e accettare che ci sia questo ciclo. In merito al concetto di “ahimsa” per me ci può essere violenza in una parola, in una atteggiamento, nell’uccisione stessa, ma può esistere anche il lasciare andare, il lasciare che sia: in quel momento noi incarniamo il braccio di Shiva – il Dio della distruzione – il pesce è consapevole che è venuta la sua ora ed è pronto per passare ad un’altra incarnazione. Io credo nella reincarnazione per cui penso che la morte sia un momento di passaggio. Comunque oggi sento sempre meno la necessità di pescare e di mangiare prodotti animali e vivo bene così, mangiando la verdura del mio orto! Se dovessi andare a pescare lo vivrei con rispetto e credo che proprio la pesca mi ha insegnato a pregare prima di mangiare (Foto 7). Questa cosa me la facevano fare i nonni quando ero bambino, ma io dicevo parole vuote perché non le sentivo dentro di me. Quando ho iniziato a pescare e a prendere consapevolezza che toglievo la vita ad un animale, nel momento in cui mi trovo quell’animale nel piatto mi veniva- da dentro – la voglia di ringraziare sia l’animale che l’Universo per darmi quel nutrimento.

 

La nutrizione è un aspetto fondamentale nella preparazione di un apneista, tu stesso dedichi spazio a questo tema nei tuoi stage. In che modo curi la tua alimentazione e cosa mangi prima di una gara?

Secondo me – proprio come l’esempio dell’onda che ho fatto prima – non è importante tanto ciò che si fa prima di una gara, ma cosa costruisci giorno per giorno, anno dopo anno. Quindi non si può mangiare sempre hamburger e poi il giorno prima della gara mangiare bene! Bisogna mangiare sempre bene perché il nostro corpo abbia i suoi equilibri e sia sano. Io mangio molta verdura, cereali integrali possibilmente biologici e senza glutine (miglio, quinoa, grano saraceno), legumi, semi oleosi (girasole, zucca), mandorle che aggiungo alle insalate. Alle insalate aggiungo anche le carote, barbabietole, avocado, cipolle, aglio, semi oppure spirulina, clorella, amaca, germe di grano, per renderle sfiziose e colorate! Mangio frutta e a volte verdura cotta come la zucca. Ogni tanto mangio un po’ di pesce, raramente carne possibilmente che non provenga da allevamenti industriali. A volte integro con yogurt di capra biologico e latte vegetale (avena, mandorle, riso). Pratico molto l’ascolto: se ho fame di qualcosa è perché il mio corpo ne ha bisogno! Prima di una gara cerco di non essere appesantito, più lo stomaco e l’intestino sono vuoti più il diaframma si muove bene e cè spazio per i polmoni. Il corpo deve essere nutrito ma allo stesso tempo non appesantito.

 
Cosa intendi quando dici che “La dinamica è una statica in movimento”? Ovviamente se puoi prima spiegare che cosa sono la dinamica e la statica ai lettori che non praticano apnea!

Io sono l’ultimo degli apneisti che può parlare di dinamica! Proprio perché mi piace molto più la statica che trovo una forma di meditazione, soprattutto quando la facciamo senza guardare l’orologio, potremmo cercare di trasformare la dinamica in una statica, cercando di fare un movimento che non sia troppo dispendioso e che ci permetta di trasformare anche la dinamica in una forma di meditazione (Foto 8).

 

Foto 8: Davide Carrera : “La statica è una forma di meditazione”

 

In questo percorso di ricerca una volta hai detto che dovevi iniziare dalle basi, dalle radici, dalla famiglia, dalla terra, per poter portare un’energia nuova in Mare. Ti abbiamo visto praticare Yoga con tuo padre Sergio e tuo figlio Nerò (Foto 9). Cosa significa per te iniziare dalle radici? E perché è importante anche per un Atleta risanare le relazioni con la Famiglia e in primis con i Genitori?

 

Foto 9: Davide Carrera pratica yoga con il papà e il figlio
(fonte: pagina facebook Davide Carrera Freediving)

Io ho iniziato a viaggiare da giovane, anche per le gare, e ciò mi ha portato a passare molto tempo lontano dalla famiglia: questa lontananza mi ha fatto prendere consapevolezza e capire quanto sia importante. Anche Mayol è sempre stato un vagabondo, un girovago, ha passato molto tempo lontano dalla sua famiglia e nel documentario “L’uomo delfino” si deduce quanto lui – nella parte finale della sua vita – provasse rimpianto per la sua famiglia, fino a spingerlo a togliersi la vita. Per la mia pratica Yoga e la mia voglia di ricerca, io mi sento simile a Mayol: cerco di osservare per non fare gli stessi errori. Gli errori che un uomo può fare possono essere di aiuto agli altri e diventare sacri, si può dare un senso anche ad una morte se è di insegnamento per qualcun altro, come ad esempio la morte di Nicholas Mevoli che è mancato al Vertical Blue qualche anno fa, in un ambiente dove spesso si esagera, ci si ascolta poco, e pur di conseguire un risultato si è disposti a farsi male! Credo che imparare queste cose sia importante: per me la Famiglia è importante, e come l’albero di cui parlavo prima: i rami sono il viaggio, la ricerca spirituale, la conoscenza. Ma se abbiamo rami lunghi, senza radici cadiamo a terra! Invece il contatto con la Terra, con la propria famiglia, con le cose materiali, anche con l’economia, con il mangiare, con la sessualità tutti punti legati al I chakra sono fondamentali per avere una stabilità di fondo. E la famiglia è uno degli amori più profondi!

 

Durante uno dei tuoi corsi hai detto che “Il pensiero della morte santifica la vita”. E’ un’espressione forte perché coinvolge quello che, per molti di noi, è un tabù ovvero la morte. L’apnea è considerata uno sport estremo e alcuni apneisti, talvolta, non tengono in dovuta considerazione questo aspetto. Secondo te avere consapevolezza della morte può influire sull’atteggiamento che si ha nei confronti della performance, ed eventualmente migliorarla?

A volte gli sport estremi vengono visti come un amore per la morte, ma in realtà non è così: praticando sport estremi si impara ad amare sempre più la vita. Si percepisce la vulnerabilità in maniera più chiara, dovremmo sempre essere consapevoli di essere vulnerabili e non cè bisogno di fare sport stremi per saperlo! Anche mangiare in modo “non sano” è un modo di uccidersi a poco a poco. Quello che intendo dire è che se pensiamo alla morte viviamo più felici, è arrivare la sera a mettermi nel letto e ringraziare di essere vivo, vedere la mia famiglia ed essere grato! Logicamente nello sport bisognerebbe ascoltarsi ed essere consapevoli, per non farsi del male e rischiare la morte in modo un po’ “stupido”.

 

Hai scritto una bellissima poesia dedicata al Mare di cui riporto i versi finali: “Tu sei l’ alchimista che sceglie chi sono io per te / Io sono l’alchimista che sceglie chi sei tu per me”. Cosa vuol dire essere alchimisti? Per un apneista quanto è utile instaurare un rapporto con il Mare?

I nostri pensieri e il nostro approccio alle cose hanno tanto potere che siamo in grado di cambiare la realtà attorno a noi: se vediamo il Mare come una madre, un amico o un’amica, un padre, un maestro, e ci sentiamo i benvenuti, ed entriamo in Mare chiedendo permesso, possiamo solo ricevere Amore da questo ambiente. Possiamo sentirci a nostro agio, a casa e di conseguenza stiamo bene e siamo in un ambiente sicuro. Se invece vediamo il Mare come un ambiente ostile, dove possiamo morire, annegare, perderci, un ambiente da consultare in cui entriamo con prepotenza, allora si trasforma in un mostro. La poesia era riferita non solo al mare ma a Tutto.

 
Un mese fa sei stato tra i formatori del Corso Istruttori KAD di apnea per bambini (Foto 10). Il tema dell’ambiente è qualcosa che negli ultimi anni senti sempre più importante e ti rivolgi spesso ai giovani per invitarli a salvaguardare il Mare. Quale consiglio daresti a un giovane che vuole avvicinarsi all’apnea?
Foto 10: Davide Carrera è uno dei formatori del Corso Istruttori KAD di apnea per bambini
(fonte: pagina facebook Apnea Academy KAD)

Credo che il Pianeta sia un riflesso di noi stessi: abbiamo inquinato e ci siamo inquinati con un modo di fare sbagliato! E’ il momento di iniziare a cambiare le nostre priorità, mettere da parte il “dio denaro”. Prima parlavo di I chackra e dell’importanza della stabilità economica per sentirci radicati e stare bene: questo non vuol dire che il denaro deve avere la priorità su tutto, ma dovrebbe essere la conseguenza di un lavoro e armonia con il Tutto. Bisogna cercare di dare il proprio contributo con tanti piccoli gesti, ad esempio soffiarsi il naso con un fazzoletto di stoffa, usare meno plastica, usare meno elettricità quando non serve, andare a piedi anziché prendere la macchina quando è possibile, questi piccoli gesti fanno la differenza! Per quanto riguarda i giovani e l’apnea, io credo che fare qualsiasi sport sia molto formativo, in più gli sport a contatto con la natura permettono di creare una relazione con l’ambiente esterno e ci aiutano e entrare in stati meditativi. L’Apnea è proprio uno di questi sport, una sorta di arte marziale, legata al respiro al rilassamento e dunque è molto formativa!

 

 

 

 

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La redazione ringrazia Davide Carrera per il tempo che ha dedicato a IGEA MAGAZINE e ai suoi lettori. Le foto numero 4, 5, 6, 8 sono state scattate da Loredana Pascarella durante lo stage che Davide Carrera ha tenuto presso ASD Water Instinct a Roma.

 

Dott.ssa Loredana Pascarella – Insegnante di Yoga specializzata in Yoga per Bambini, Bisogni Speciali & Yoga Accessibile

 

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