Le intolleranze alimentari

Attorno alle intolleranze alimentari si sono incrementati diversi miti e credenze, che, ahimè, hanno creato un business sui test che promuovono un’indagine globale sugli alimenti, al quale spesso il paziente si affida, per poi scoprire che tali test non hanno nessuna valenza e non risolvono il problema.
Cerchiamo di fare chiarezza! Partiamo col comprendere cosa sia una reazione avversa ad un alimento, ossia “una manifestazione indesiderata e imprevista conseguente all’assunzione di un alimento”.
Tale definizione viene resa più specifica quando si parla di intolleranza.

Cos’è l’intolleranza alimentare? Si parla di intolleranza alimentare quando, con l’ingestione di un alimento o categoria alimentare, si manifestano reazioni avverse nell’organismo.

Tali reazioni hanno un meccanismo ben preciso:

  • Tossico e Farmacologico: sono le caratteristiche dell’alimento ingerito a determinare un fastidio al paziente;
  • Metabolico e psicologico: in tal caso è il paziente, affetto da un deficit enzimatico o con fattori psicosomatici, a determinare una manifestazione verso un alimento.

Per aiutare a gestire un sospetto di intolleranza alimentare, farò riferimento ad un documento ufficiale condiviso dalle più importanti società italiane che si occupano di nutrizione, pubblicato per sfatare i miti sulle intolleranze alimentari e per aiutare il paziente nel seguire il giusto percorso medico di diagnosi.
Iniziamo a sfatare la credenza più difficile da sradicare: le intolleranze alimentari non sono responsabili del sovrappeso e dell’obesità. Frequentemente una persona in sovrappeso si rivolge ad un nutrizionista, attendendo che quest’ultimo attribuisca la causa dei chili in eccesso ad una intolleranza sconosciuta.. niente di più falso! Lo stato di obesità e sovrappeso sono causati da un’alimentazione eccessiva, rivolta al consumo di junk-food e alla sedentarietà.

Quali sono i sintomi più comuni di un’intolleranza? Nella maggior parte dei casi, i sintomi riguardano l’apparato gastrointestinale e sono tra i più comuni come gonfiore addominale, eruttazione, flatulenza, ma anche coliche ed intestino irregolare. A questi si accompagna la sensazione di essere stanchi, fisicamente e mentalmente, con difficoltà nella concentrazione, oppure mal di testa frequenti e, in alcuni casi, anche reazione dermiche non specifiche.
Dinanzi a questa generale sensazione di malessere, il paziente non sa dove indirizzarsi, si sente confuso e spaesato, ed ecco che si compie uno degli errori più comuni: usare internet per ricercare i propri sintomi, arrivando ad autodiagnosi, errate, spesso esagerate.

Importante è scegliere i siti divulgativi-informativi gestiti da figure mediche, ricordando che hanno il solo scopo di INFORMARE il paziente, ma che spingano sempre al contatto diretto medico-paziente per la reale diagnosi.
Scegliere di eseguire test senza una prescrizione medica, scelti a caso o spinti da persone non sanitarie, non competenti è un errore! Diffidate da tali test, privi di valenza scientifica perché l’unico risultato che otterrete saranno soldi spesi e nessun aiuto medico.
Tutto questo ha un effetto assolutamente negativo, perché il benessere tarda ad arrivare, il senso di frustrazione del paziente aumenta e, in preda a disagi fisici, psicologici e sociali, non si sa più a chi rivolgersi. Allora facciamo chiarezza!

Quando si ha il sospetto di avere un’intolleranza alimentare, la prima cosa da fare è parlarne col proprio medico curante o altra figura medica autorizzata (dietologo, pediatra, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, internista) che può fare diagnosi oppure parlarne col nutrizionista che cercherà di comprendere, dall’anamnesi riportata, i sintomi e le probabili cause, indirizzandovi al medico competente.
C’è anche chi effettua restrizioni alimentari, eliminando dalla propria dieta alimenti spesso implicati nelle più comuni intolleranze, come glutine e latticini.
Qualora praticaste da soli l’eliminazione di un alimento, rendereste momentaneamente vano l’intervento del medico che dovrà attendere la reintroduzione del suddetto per prescrivere il giusto test di valutazione.
Ricordate che la dieta ha uno scopo TERAPEUTICO, pertanto va eseguita esclusivamente da un professionista della nutrizione per evitare carenze nutrizionali e garantire la salute dell’organismo.

 

Dott.ssa Lucia Palmieri – Biologa Nutrizionista

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