Respirare a pieni polmoni? Le patologie polmonari da esposizione ambientale

Nonostante la  grande simpatia per Greta Thurnberg, che rappresenta uno straordinario strumento di sensibilizzazione per giovani e meno giovani alle problematiche ambientali, va detto che già nel 1971 il governo degli Stati Uniti si interessava di inquinamento ambientale. Si era infatti accorto che asma e patologie cardiopolmonari provocavano un eccesso di spesa sanitaria nelle città più inquinate, con tassi di mortalità in aumento. Lo “smog”, la nebbiolina inquinata, composto da sostanze chimiche derivate dai gas di scarico delle automobili e dalle ciminiere delle fabbriche, è noto da decenni come responsabile degli stessi quadri patologici associati al fumo di sigaretta. Sono molto più attuali le evidenze che l’inalazione di particelle fini, microscopiche, provoca infiammazione del tessuto polmonare , riducendo la funzionalità polmonare.

Le particelle che si possono inalare negli ambienti chiusi si possono suddividere in una “frazione grossa”  che raggruppa le sostanze che misurano tra i 10 ed i 2,5 micron, cristalli contenenti ferro, silice ed alluminio, ed una “frazione fine”, di diametro inferiore a 2,5 micron, prodotta dai combustibili fossili, dai gas, dai fumi e dai vapori prodotti dalle industrie. Queste particelle fini sono molto pericolose perché si depositano nelle vie aeree più profonde e possono far aggregare batteri e virus sulla loro superficie, provocando infezioni e, infine, una ridotta funzionalità polmonare. Le particelle “ultrafini”, di diametro inferiore a 0,1 micron sono quelle che restano sospese nell’aria e si depositano solo occasionalmente nel tessuto polmonare, quando vengono a contatto con le pareti delle vie aeree più piccole.

E’ ovvio che in particolari ambienti di lavoro, come le industrie chimiche, quelle di lavorazione delle pelli, della gomma, dei metalli, delle plastiche, il rischio di esposizione ai fumi e ai gas emessi dalle sostanze tossiche sia molto alto, come alta è l’incidenza di patologie polmonari sia infiammatorie che tumorali tra questi lavoratori. Ma di questi aspetti parleremo forse in un prossimo articolo.

Più interessante appare, invece, l’osservazione delle patologie polmonari da inalazione di sostanze tossiche negli ambienti non lavorativi, domestici. Non tutti lavorano in contesti industriali, ma moltissimi hanno un camino o fumano in casa.

Negli ambienti domestici, infatti, sono relativamente poche le sostanze che possono provocare una disabilità di origine polmonare. In sostanza si possono considerare il fumo di sigaretta, il fumo della legna, il radon e pochi altri agenti biologici generati in ambiente chiuso.

E’ un dato ormai acquisito che alcune patologie come l’asma ed una diminuzione della funzionalità respiratoria, misurata con test spirometrici, siano molto più frequenti nei figli di fumatori. Addirittura sono state condotte analisi comparate sulle neoplasie polmonari e sulle malattie cardiorespiratorie che suggeriscono un aumento del rischio relativo intorno al 25%  circa. Quindi che il “fumo passivo” sia di per sé un elemento nocivo appare finalmente un dato certo. Di conseguenza, se qualcuno vi fuma accanto, siete autorizzati a dirgli di smettere o di allontanarsi da voi. Le amicizie vere non si dispiaceranno più di tanto, mentre quelle più superficiali si allontaneranno, con buona pace anche per il vostro tempo, che è sempre così limitato.

Il Radon è un gas (radon 222) derivato dal decadimento dell’uranio 238 , ed il suo immediato precursore è il radio 226. La quantità di radio più abbondante è contenuta nei materiali utilizzati per la costruzione. Il gas può sprigionarsi dentro le nostre case provenendo dal sottosuolo o da crepe nelle fondamenta. L’esposizione al radon è stata associata ad un aumentato rischio di contrarre il carcinoma polmonare. E’ possibile dosare le radiazioni emesse dal radon 222 negli ambienti domestici con apparecchi ormai dotati di sicurezza, affidabilità e scientificità. Proprio recentemente è stato approvato un decreto Legge per la rilevazione dei livelli di radon in tutti i locali pubblici.

Il fumo provocato dalla combustione di legna, carbone, o altre sostanze di derivazione agricola pare sia responsabile della perdita di oltre il 4% di giornate lavorative nel mondo, a causa di infezione delle basse vie respiratorie, di neoplasie, di malattie cardiovascolari. Si consideri che quasi metà della popolazione mondiale utilizza biomasse per cucinare, riscaldare o cuocere. Ciò avviene in particolare nelle zone periferiche, agricole, dei paesi in via di sviluppo. Le donne ed i bambini sono i più esposti ai fumi derivati da combustibili organici, che vengono utilizzati per lo più in forni aperti e scarsamente efficaci. In questo modo il rischio di contrarre una patologia polmonare cronica (B.P.C.O.) aumenta da 3 a 10 volte in questi bambini, rispetto ai loro coetanei non esposti.

In conclusione, il rischio di inalare agenti inquinanti ambientali è elevato in alcuni luoghi di lavoro, ma in quel caso la legislazione prevede livelli minimi di sicurezza e mezzi fisici di prevenzione (tute, guanti, mascherine, etc.). Meno conosciuto è il rischio ambientale domestico, che in alcune condizioni di sottosviluppo, anche in Italia, sta diventando sempre più pericoloso, in cui però la raccomandazione di astenersi dal fumo di sigaretta sta diventando un imperativo categorico.

Quindi, buttiamo via le sigarette, chiudiamo i camini con il vetro, utilizziamo locali isolati dalle stanze in cui viviamo per i bruciatori a biomasse o altre sostanze combustibili, e se possiamo, dosiamo il radon nelle nostre case per intervenire in caso di radiazioni al di sopra dei limiti di sicurezza.

Dott.ssa Enrica Nigro -Medico Internista

Sharing is caring!